Parlandoci Chiara...mentePrimo Piano

Parlandoci Chiara…mente: Tutti salvi per miracolo!

Condividi

Quel mercoledì mattina del 19 ottobre, era finalmente arrivata per tempo al Campus, per le lezioni del suo corso, che aveva iniziato a seguire quella settimana.
Il percorso da casa fino al Campus “Sa Duchessa”, non era proprio una passeggiata, ma nonostante la lunga distanza e la mattinata umida e nebbiosa, velata da una fitta foschia, si sentiva particolarmente allegra. L’umidità le bagnava gli occhiali e le arruffava i capelli, ma poco importava. L’aria era frizzante e piacevole da respirare, accaldata com’era per la lunga camminata.

Aveva percorso l’ultimo tratto di strada e salito le scale dello stabile, con lo sguardo sul cellulare. Non si era accorta che davanti a lei un nastro rosso e bianco le sbarrava la strada.
Siete tutti vivi per puro miracolo! Commenta dal basso, un professore.
– E’ crollata l’aula Vardabasso.

Lì impalata, non riusciva a capire cosa intendesse dire. A guardare lo stabile sembrava tutto a posto. Non si scorgeva l’enormità del disastro, ma dal lato opposto, la vista di quell’ammasso di macerie, che aveva ingoiato sedute e arredi lasciava senza parole.

Gli studenti smarriti e increduli, si accalcavano sotto la tettoia della biblioteca, chiusa per sicurezza. Ogni tanto tornavano lì, dove l’edificio era collassato su se stesso come un castello di sabbia. La porta dell’aula Magna, che poteva contenere oltre duecento studenti, era ostruita da cumuli e blocchi enormi di macerie.

Nessuno avrebbe avuto scampo se quella sala avesse ceduto solo qualche ora prima o qualche ora dopo.

Gli studenti gridano tutta la loro rabbia, reclamano il diritto di studiare in presenza e in sicurezza. I loro modi non sono sempre contenuti, ma la tragedia sfiorata giustifica la loro protesta e lo sdegno. Il sollievo, per lo scampato pericolo.
Senza considerare che, dopo due anni di lezioni in Dad si tornava in Dad!

La Procura di Cagliari ha aperto un’inchiesta sul crollo, ipotizzando il reato di disastro colposo. Tutto il polo umanistico tra via Is Mirrionis e via Trentino è stato messo sotto sequestro.

Sull’edilizia scolastica si sta intervenendo sempre più spesso in maniera consistente, ma si tratta principalmente di interventi dettati dall’emergenza e dalla necessità di mettere in sicurezza le scuole.
La Sardegna è in una situazione abbastanza critica per quanto riguarda gli edifici pubblici, e quelli scolastici in particolare.

Ma “Se Atene piange, Sparta non ride”.

Infatti, secondo l’“Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” presentato da Cittadinanza attiva, il 40% delle scuole costruito prima del 1976 è per oltre la metà ancora, dopo quasi mezzo secolo, privo delle certificazioni di agibilità statica. E, secondo lo stesso osservatorio, ogni quattro giorni ne crolla una.
Non un posto rassicurante, dove lasciare i propri figli, ma una preoccupazione crescente che inquieta, rafforzata dai continui episodi di crolli parziali o totali che si verificano ormai sempre più spesso, ovunque, ma molto più spesso nel meridione d’Italia.

La ricchezza e anche la caratteristica delle nostre città, è nella loro stratificazione. Abitiamo spazi e luoghi che hanno abitato molti altri prima di noi e che adattiamo al nostro vivere moderno.
Viviamo circondati da monumenti di grande pregio, che vale bene la pena salvaguardare. Quei progetti erano indicativi di ciò che era importante per la comunità e anche se i tempi di realizzazione erano molto più lunghi di oggi, arrivavano ad realizzare delle eccellenze architettoniche che possiamo apprezzare ancora oggi. Strade e piazze ampie per la socializzazione, palazzi, chiese, anfiteatri e teatri per la fede e lo svago. Non pensavano alla durata dei loro mandati e a ciò che potevano realizzare nell’immediato. Il loro obiettivo era lasciare qualcosa che parlasse di loro in maniera “grandiosa”.

Il patrimonio edilizio scolastico italiano costituisce un vero pericolo e la sicurezza nelle scuole è un problema da affrontare con estrema urgenza. I segni del degrado sono evidenti in tutti gli edifici: intonaco che cede, finestre rotte, muri che non reggono, umidità, crepe accompagnate da rumori sinistri come quelli uditi dagli studenti durante le lezioni in aula Magna crollata con un fragore e uno sbuffo polveroso, immenso!

Mi chiedo se ha senso investire per anni in manutenzioni straordinarie costose per salvaguardare edifici di poco pregio e poco valore architettonico.
Non sarebbe invece più lungimirante e più sicuro, abbatterle per edificarne di nuove, più moderne e funzionali?

Oggi alle costruzioni si chiede semplicemente una risposta funzionale e, se si tratta di un edificio pubblico, anche economica. Pensiamo alle scuole, costruite con materiali scadenti, oggi fatiscenti, poco funzionali, quasi sempre brutte da vedere. Brutte fuori, asettiche dentro. Buie o con luci artificiali, pochi laboratori attrezzati, pochi spazi per stare insieme, spazi all’esterno spesso dimenticati o cementificati. Le attività e i laboratori nelle scuole che si adeguano agli spazi a disposizione, e non viceversa.
Gli edifici datati che “contengono” le cosiddette generazioni Zeta e Alpha, che sono i primi nati immersi nella tecnologia e nel mondo digitale, sembrano organizzati per dividere i ragazzi e non per unirli. Per allontanarli dalla scuola e non per accoglierli.

Oggi col PNRR, che mette a disposizione per l’edilizia scolastica, 12,1 mld di euro, per l’ammodernamento e la messa in sicurezza delle scuole, e per costruirne di nuove, questo sembrerebbe possibile.

Sembrerebbe, perché pare che i tempi siano alquanto stretti per la presentazione delle “candidature”, a fronte dei tempi, piuttosto lunghi, che sono occorsi per stabilire i  requisiti  che le amministrazioni  devono avere  per fare  richiesta.        Come se lo Stato non sapesse in che condizioni versano le nostre scuole!

L’attenzione verso costruzioni che rispondano ai criteri di qualità, funzionalità e bellezza e che dovrebbero superare ampiamente i criteri delle abitazioni private di qualità, è sinonimo di civiltà oltre che offrire maggiore qualità del vivere.
Luce naturale, spazi dedicati, meglio organizzati, uso di materiali isolanti e compatibili con l’ambiente migliorerebbero la vita delle persone che li abitano.

Le architetture di qualità, capaci di essere funzionali, moderne e nello stesso tempo capaci di stupire per la loro originalità e bellezza sono rare. Siamo in attesa di piani regolatori diversi da quelli di oggi, che tengano in considerazione i bisogni della comunità. Siamo in attesa, di persone che abbiano sogni e visione. Siamo in attesa, che chi gestisce il potere si mostri più lungimirante, più illuminato e attento a ciò che lascerà col suo operato.

Di Chiara Bellu  

Comment here