Si torna a scuola! Per le viuzze strette e tortuose del centro storico, quasi non si passa, né in macchina né a piedi. Mi faccio largo tra genitori eleganti, mamme ben truccate, papà in giacca, pantaloni alla caviglia e mocassini indossati rigorosamente senza calze. I bambini di tutte le età si differenziano per le divise, simili, ma diverse per ciascuna scuola. Camicia o polo bianca, cravattino multicolore su pantaloncino o gonna scura. Incuriosita cerco di leggere i nomi delle diverse scuole. In alcune fa bella mostra lo stemma di Cambridge. Quindi scuole d’infanzia e primarie non statali, dove viene proposto un percorso bilingue.
Rumorosi e sorridenti i bambini, mamme felici, ma ansiose. Qualcuna corre veloce a riprendersi la macchina mal parcheggiata. Tutti hanno fretta , ma nessuno strilla o suona il clacson nervosamente, come sempre accade in città. I genitori, scambiano due parole con le insegnanti, un bacio e una foto di rito e via. Sono sereni e soddisfatti, non sembrano avere problemi di lavoro o economici. Probabilmente sono professionisti e benestanti che hanno scelto di mandare i figli in una delle numerose scuole private o paritarie. Nella sola provincia di Cagliari sono oltre 130, che garantiscono accoglienza anche a bimbi piccolissimi, fin dalle otto del mattino e fino a sera.
Certo che una scuola privata o paritaria è un bell’investimento! Si, ma lo stato è generoso. Molto generoso!
“Cagliari, 22 luglio 2022- Approvati i contributi a favore delle scuole dell’infanzia non statali paritarie per le spese di gestione e funzionamento per l’anno 2022/2023…Si conferma anche l’assegnazione di un contributo specifico per la copertura del canone di locazione…”
Chissà, cosa si spende per frequentare queste scuole, ma un aiutino lo dà anche lo stato, alle famiglie che le scelgono!
“E’ riconosciuto inoltre un contributo per l’abbattimento totale delle rette a carico delle famiglie per l’iscrizione e la frequenza di ciascun alunno iscritto…”
Eppure, l’articolo 33 della Costituzione recita – “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.”
SENZA ONERI PER LO STATO, e cioè, senza spese per lo stato!
“Art 33. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente ( che ha lo stesso valore) a quello degli alunni di scuole statali.”
Nulla da dire. Ovviamente, là dove manca lo Stato, qualcuno si incastra rispondendo a esigenze sociali e di mercato vere, che il pubblico trascura. A leggere parte dell’art.33 della Costituzione sopra evidenziata, sembrerebbe che la scuola pubblica navighi in acque migliori rispetto al privato.
Invece a me pare esattamente il contrario.
Figli di un Dio minore sono i ragazzi della scuola pubblica. Li attendono quasi ovunque, ma molto di più nelle periferie urbane, nel meridione e nei piccoli comuni , scuole disadorne, spesso fatiscenti o dentro o fuori, in tutto o in parte. La scuola pubblica agonizza, ma lo stato italiano non ha rinunciato a finanziare le scuole paritarie.
Ogni tanto qualche pezzo crolla. Quasi sempre per la pioggia, quasi sempre!
Scuole che da anni gridano il loro stato di disagio e di inadeguatezza rispetto alle nuove sfide che le attendono. Scuole pubbliche dimenticate, sempre più emarginate dalla politica e dall’élite, che insoddisfatta del servizio pubblico opta per il privato. Scuole pubbliche, soggette a tagli continui, per la gestione e il personale.
“Art. 33. L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Ma la scienza come l’insegnamento sono sempre meno liberi, perché anche se la Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi, poi di fatto non le supporta, non le migliora, non le tutela, per garantire pari opportunità al pubblico e al privato.
Chi sceglie la scuola privata, vuole rigore, severità e contemporaneamente, anche un posto sicuro dove lasciare i figli, mentre i genitori sono a lavoro. Chi iscrive i figli nelle scuole private sa di pagare per un servizio e pretende di avere riscontro. Gli operatori e gli insegnanti rispondono a dirigenti, che monitorano continuamente l’umore dell’utenza e se chi ci lavora, non soddisfa i requisiti richiesti, viene rimosso o sostituito. Anche chi dirige segue la stessa logica e se la scuola non funziona, viene rimosso. Prima di tutto viene il gradimento dell’utenza.
Che voglio dire con questo?
Le scuole private riconosciute e quelle paritaria, ricevono finanziamenti cospicui dallo stato, donazioni da privati e le rette per la frequenza. Solitamente gli edifici che le ospitano e l’arredo sono curati e ben tenuti. Il personale deve mostrarsi sempre accogliente e inclusivo, ma gli insegnati, quasi sempre neo-laureati, assunti in base alle esigenze della scuola, subiscono un trattamento diverso nella retribuzione e negli orari. Tant’è che appena possono passano alla scuola pubblica.
La scuola pubblica intanto continua a fare salti mortali. Gli insegnanti continuano a essere nominati sempre a ridosso dell’inizio delle lezioni, e in numero insufficiente a coprire tutte le cattedre, tant’è che alcune scuole del territorio hanno dovuto posticipare l’ingresso a scuola di alcuni giorni per mancanza di insegnanti.
Ogni anno si ripete la stessa cosa. Mancano insegnanti anche per mesi, e mancano là dove sarebbe più necessario averli, e averli lì, in modo da dare continuità all’insegnamento. Invece la scuola pubblica si “arrangia”. Se manca l’insegnante in una classe, ecco che per un’oretta ci va un’altra insegnante, per un’altra oretta un’altra di un’altra classe e di un’altra materia ancora. E mica per i primi giorni! E no, questa è una consuetudine che va avanti ormai da anni, e in molti periodi dell’anno scolastico.
Ma che scuola pubblica è questa? Che politica è quella che trascura così pesantemente la scuola di tutti? Che amministrazioni sono quelle che non valutano il benessere delle persone che abitano questi edifici? A scuola si deve stare bene, non può essere né una galera né una sauna.
Anche nelle piccole comunità bisognerebbe allargare l’offerta formativa della scuola dell’obbligo. Dove finisce l’intervento del pubblico, dovrebbe innestarsi il privato, utilizzando le stesse strutture e sfruttando meglio anche gli spazi esterni. Le cooperative non mancano e neppure gli operatori preparati. Credo che ampliare il servizio, allungarlo e allargarlo su richiesta, in base alle esigenze, potrebbe essere un primo passo verso un servizio sociale importante per adulti e bambini.
Valorizzare la scuola pubblica è un gesto di civiltà, un fattore di uguaglianza.
Di Chiara Bellu
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