“Dieci giorni fa sono stata ricoverata per una frattura scomposta e ancora non vengo operata. Sono stanca e depressa”. A dichiararlo ad Ajonoas è una degente dell’ospedale Sirai di Carbonia che presa dallo sconforto e dall’impotenza nel poter risolvere la sua situazione sanitaria ha deciso di sfogarsi “Comincio ad avere anche le piaghe da decubito perché non posso alzarmi dal letto avendo la gamba in trazione. Come me altri pazienti. Stamani una mia compagna di stanza doveva essere operata e dopo aver aspettato in sala operatoria è stata rimandata in reparto perché mancava l’anestesista. Siamo tutti allo stremo e non so quanto potremo ancora resistere in questa tragica situazione.”
La Asl proprio oggi ha indetto una conferenza socio sanitaria con i Sindaci del territorio per esporre la gravissima situazione in cui versa il nosocomio di Carbonia ma anche il CTO di Iglesias a causa dell’assenza per malattia di sei anestesisti , e in parte lo saranno anche nelle prossime settimane.
Una situazione molto grave e senza precedenti per i Presidi della ASL Sulcis e che ha portato, già ieri, alla sospensione dell’attività del Reparto di Rianimazione del CTO di Iglesias. Mentre oggi è stata fortemente compromessa l’operatività del PO Sirai di Carbonia con la decisione di sospensione dell’attività operatoria programmata per poter garantire l’attività in urgenza.
La dirigenza sta lavorando per rispettare l’annunciata riapertura del Punto di primo intervento del P.O. CTO di Iglesias prevista per il prossimo 22 agosto: “È tutto pronto, i turni per il PS sono stati chiusi con un enorme sforzo organizzativo e con gli ordini di servizio per personale equipollente chiamato dalla Chirurgia e dalla Cardiologia – ha ribadito il Direttore Generale Giuliana Campus – la presenza di un Anestesista in Ospedale, che possa intervenire in caso di necessità, è necessaria per poter lavorare in sicurezza, ed è quello che vogliamo garantire”.
Intanto che si cercano soluzioni e si rimandano le problematiche, nei letti degli ospedali i degenti sono stremati e al problema fisico si aggiunge quello psicologico. Sono mesi che si attendono risposte chiare o piani risolutivi e a poco sono servite le rimostranze di piazza da parte dei primi cittadini e della gente.
Una situazione imbarazzante, oserei dire nemmeno da terzo mondo, in cui non si riesce a garantire il servizio minimo sanitario ai cittadini a partire dai medici di base assenti in alcuni paesi del Sulcis Iglesiente per poi passare ai medici pediatri e alla diagnostica. Di sicuro non si può pensare di fare prevenzione, totalmente abbandonata negli ultimi anni, quando si è incapaci di risolvere le emergenze.
Di chi è la colpa? Chi sono i responsabili? Ai cittadini comuni che hanno bisogno di assistenza poco importano i giochetti di palazzo o le contrapposizioni politiche o i colori partitici, perché in tutto questo rimbalzo di responsabilità a pagarne le conseguenze sono coloro che necessitano di cure mediche. E se la Regione Sardegna non è in grado di risolvere la situazione allora faccia fronte comune con i Sindaci e insieme richiedano soluzioni immediate al Governo Nazionale. Perché non si può aspettare oltre!
Vedendo le foto si evince che per montare quei fissatori esterni ,che tengono trazionate le fratture scomposte,gli anestesisti erano presenti e poi per l’intervento ……boh