Un pomeriggio diverso e insolito per le nuove generazioni, ma fino agli anni Cinquanta nelle campagne museghesi la trebbiatura accompagnava le giornate estive delle famiglie contadine di un paese che di agricoltura ha sempre vissuto orgogliosamente.
Proprio per questo due associazioni di Musei: l’APS Rete Donne Musei e il Comitato di Tutela della Biodiversità della Sardegna “Cixiri de Musei” con il patrocinio del Comune di Musei hanno deciso di regalare Sa Festa De S’Incungia alle più giovani generazioni, che hanno potuto toccare con mano una tradizione tipica museghese: la rievocazione storica della trebbiatura con i buoi, con un obiettivo comune: quello di conservare e tramandare alle nuove generazioni le tradizioni del passato in modo da non farle cadere in un oblio da cui difficilmente si potranno recuperare.
La giornata che rientrava tra gli eventi del progetto Quattro Stagioni, il progetto sostenuto dal Plus di Iglesias (finanziato dal Fondo delle Politiche Giovanili e coordinato dalla cooperativa sociale Casa Emmaus) si è svolta in Loc. Sa Mura in territorio di Musei, dove i più curiosi hanno potuto cimentarsi in questa attività tradizionale e conoscere anche un prodotto locale: su “Cixiri de Musei”, diventato Biodiversità e riconosciuto come P.A.T* dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali dal 2021, grazie all’impegno del gruppo dei Coltivatori Cixiri de Musei e in particolare grazie a Giovanni Portas, coltivatore locale, con esperienza nella Pro Loco Comunale, che ha custodito con cura in tutti questi anni la semenza del cece coltivandola e tutelandola attraverso un progetto di Custodia.
Giovanni con l’aiuto di Antonello Cocco (imprenditore agricolo ed ex sindaco di Musei) e di Simone Franzina ha illustrato con molta passione la storia della trebbiatura vissuta da loro in prima persona tantissimi anni, elencando tutte le fasi: a partire dalla coltivazione de “Su Cixiri de Musei” e passando per la raccolta, la pulizia e la conservazione dei semi per le annate successive, approfondendo anche i processi di commercializzazione e le misure agrarie utilizzate nel peso e nella vendita del prodotto, il tutto accompagnato dalla dimostrazione sul campo con i due gioghi di buoi di Raffaele Lebiu e con l’esposizione degli antichi strumenti agricoli utilizzati nel lavoro.
“Un lavoro molto pesante per le vecchie generazioni” racconta il signor Portas: “ma che in passato permetteva alle famiglie una provvista adeguata per il sostentamento durante il periodo invernale ma garantiva anche una moneta di scambio per poter barattare altre provviste o per pagare delle prestazioni eseguite da altri lavoratori”; il signor Cocco invece sottolinea l’aspetto economico del prodotto: “potrebbe diventare una fonte di integrazione al reddito delle aziende zootecniche che in questi ultimi anni stanno conoscendo una non congrua valorizzazione del latte ovino prodotto”.
Non solo ceci. La giornata di ieri è stata anche l’occasione per parlare di altri prodotti tipici del territorio sulcitano, come la Cipolla di San Giovanni Suergiu, il Fagiolo di Terraseo, il mais bianco di Fluminimaggiore e la lenticchia nera di Calasetta, proprio di quest’ultimo prodotto si è parlato insieme al cece nella giornata di ieri con i ragazzi dell’Azienda Agricola Tupei dell’isola di Sant’Antioco che hanno illustrato il loro progetto di salvaguardia della biodiversità di una leguminosa che in passato veniva coltivata nell’intero bacino del Mediterraneo e che negli ultimi anni si conservava soltanto nelle campagne antiochensi e calasettane. Grazie a una collaborazione con l’associazione dei Coltivatori Cixiri de Musei la lenticchia nera è stata impiantata anche nelle campagne in Loc. Sa Mura in territorio museghese.
Secondo i ragazzi dell’Azienda Tupei, l’importanza dei prodotti locali potrebbe passare anche attraverso le mense scolastiche e la Scuola in generale diffondendo ancora di più l’importanza dell’educazione alimentare tra i bambini.
La giornata si è conclusa con una cena a base di piatti tipici preparati con i ceci locali organizzata nella sede dell’associazione APS Rete Donne Musei e a cui hanno partecipato tutti i visitatori.
Una valorizzazione di un prodotto in questo caso de Su “Cixiri de Musei” ci fa capire quanto sia importante per una comunità il senso di appartenenza, che per i museghesi passa anche attraverso la difesa e la conservazione del suo prodotto caratteristico, ma ci porta anche a riflettere su come le famiglie e le persone più in generale vadano a scegliere gli alimenti durante la spesa, talvolta senza guardare la loro provenienza ma solo il costo.
Comprare i prodotti locali ci porta sicuramente a spendere un poco di più ma ci dà anche la possibilità di mangiare cibi di qualità, frutto del lavoro di tante persone che impiegano tempo e passione durante tutta la filiera e ci permettono anche di salvaguardare anche le piccole comunità che con questo tipo di economia provano a reinventarsi e a resistere in questi tempi di crisi.
Valorizzare un prodotto locale aiuta anche i giovani che grazie a queste conoscenze possono trovare la forza di creare nuove frontiere economiche, magari sfruttando il turismo e permettendo a visitatori non solo locali ma anche stranieri di poter apprezzare ciò che di bello abbiamo a casa.
di Gianmatteo Puggioni
*Prodotto Agroalimentari Tradizionali
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