Sparare a morte a chiunque crei problemi durante la quarantena nelle Filippine. L’ordine choc del presidente Rodrigo Duterte è stato rivolto alla polizia e all’esercito durante un discorso alla nazione. Rimarrà probabilmente una delle tante ‘sparate’ del vulcanico leader filippino, anche perché il capo della polizia ha subito avvertito che gli agenti non apriranno il fuoco. Eppure il linguaggio da giustiziere di Duterte conferma non solo la progressiva erosione dei diritti umani nelle Filippine, ma anche la situazione di crisi che il Paese sta vivendo per colpa del virus. «Non cercate di intimidire il governo e non sfidatelo. Perderete. Vi spedirò nella tomba», ha minacciato Duterte, esortando la popolazione a non intralciare il lavoro degli operatori sanitari. Le sue parole sono arrivate poco dopo la protesta dei residenti in uno slum di Manila, che hanno bloccato un’autostrada lamentando di non aver ricevuto cibo e altri beni di prima necessità da quando è stato dichiarato il lockdown della capitale due settimane fa, poi esteso all’intera isola di Luzon con i suoi 57 milioni di abitanti.
La polizia è intervenuta arrestando una ventina di persone. Le Filippine contano finora oltre 2.300 casi di Covid-19, con 96 morti. Ma si teme che il bilancio reale sia ben più grave, in un Paese in cui il 20 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà e l’economia sommersa sfama milioni di persone. Osservare la quarantena rischia di diventare una questione di sopravvivenza per molti. Secondo la polizia, oltre 17mila persone sono già state arrestate per aver violato il lockdown, e le carceri sono già tremendamente sovraffollate. Duterte era noto per i suoi metodi sbrigativi già nei suoi due decenni da sindaco di Davao, che ha ripulito dal crimine con esecuzioni sommarie e altri svariati abusi dei diritti umani. Sotto Duterte, le forze di sicurezza filippine hanno inoltre causato migliaia di morti in una brutale «guerra alla droga» lanciata dal presidente nel suo primo anno al governo. Il piglio da uomo forte di Duterte ha comunque garantito al leader di Manila una solida popolarità in patria.
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