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Il poeta che amava le donne (e parlava coi muri) di Beppe Costa. Recensione di Mauro Macario

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Questo poema concertistico è sorprendente. Un poema di continuità interna che come il mare da Beppe Costa evocato più volte cambia le sue modulazioni : a volte è onda lunga, altre volte burrasca, e infine risacca che si spande in un approdo apparente ma come fa il mare, lo sciogliersi è apparente, si ritira, prende in sé il suo liquido materiale poetico e torna al largo di un oceano esistenziale per tentare l’impatto con l’orizzonte che sappiamo è impossibile poichè non esiste, è illusorio. Un poema che elenca, diventando tsunami, tutte le illusioni di cui un poeta conosce il fascino e l’inganno.

Un poema dunque testimoniale di un’epoca, di una generazione, e testamentario dell’uomo sensibile in quanto specie in via di estinzione, aggrappato a una zattera umanistica che non regge più i violenti libecci di una transizione che non ci appartiene più.

Credo sia un grande lavoro esaustivo dove Costa non ha tralasciato nulla tra privato e pubblico. Si è depredato senza risparmiarsi. Ma per amore, solo per amore.

Mauro Macario

 

 

 

 

 

Pettirosso editore

ISBN 9788898965243
pag. 156, € 12.00

La foto di Beppe Costa è di Dino Ignani

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