CAGLIARI – La Sardegna è la Regione italiana che, in valori assoluti, ha la minore spesa postale, pari a 2.753,44 nel 2020, emerge ancora dalla classifica. Fra le Regioni che spendono meno per questa voce, sempre in valori assoluti, con un importo inferiore a 100.00 euro, troviamo: Lazio (74.869,28), Liguria (62.850,84), Trentino Alto Adige (62.844,19), Campania (61.731,54), Umbria (29.827,03), Abruzzo (27.748,39), Marche (21.552,19). Sono dieci i capoluoghi di provincia italiani ‘promossi’ con la tripla AAA nella gestione delle spese postali, decreta la Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana. A risultare più ‘virtuosi’ per questa voce di costi dell’ente, ottenendo così il massimo rating, sono: Isernia, che ha speso appena 280,60 euro nel 2020, e poi Andria (13.745,14), Salerno (36.333,45), Ravenna (55.668,28), Latina (56.279,30), Trieste (72.047,38), Parma (90.254,31), Padova (104.393,64), Genova (203.228,29) e Torino (211.688,63).
Seguono, nella classifica, fra le città più virtuose per questa voce di spesa, con la AA: Perugia, Monza, Taranto, La Spezia, Sassari, Vercelli, Modena, Pescara, Grosseto, Pisa, Napoli, Novara, Oristano, Teramo, Pesaro, Cesena, Forlì, Crotone, Terni, Lucca, Rieti, Pistoia, Rimini, Palermo, Campobasso, Aosta, Prato, Potenza. E con la A: Biella, Bolzano, Ferrara, Messina, Arezzo, Fermo, Belluno, Livorno, Viterbo, Reggio Calabria, Imperia, Matera, Barletta, Gorizia, Pordenone, Como, Sondrio, Verbania, L’Aquila, Benevento, Roma, Trapani, Siena, Brescia, Cagliari, Bari, Caltanissetta, Massa.
Milano, Firenze, Mantova, Cosenza e Macerata sono i capoluoghi di provincia meno ‘efficienti’ nelle spese postali dell’ente. Tanto da meritare il rating C, il più basso (Qui la tabella). Ma a quanto ammontano le spese postali in questi enti nel 2020? Analizzando la classifica, si scopre che Milano ha speso per questa voce 24.827.494,94 euro, Firenze 7.266.297,43, Cosenza 628.027,38, Macerata 505.494,70, Mantova 391.920,96. Ottengono un rating intermedio nella classifica: Lecce, Trento, Treviso, Vicenza, Venezia, Pavia, Bergamo, Vibo Valentia, Enna, Chieti, Brindisi, Caserta, Bologna, Ragusa, a cui va la B; Trani, Siracusa, Varese, Rovigo, Agrigento, Piacenza, Asti, Lecco, Frosinone, Ancona, Carbonia, Verona con la BB; Cremona, Cuneo, Catanzaro, Alessandria, Udine, Reggio Emilia, Ascoli Piceno, Catania, Nuoro, Avellino, Savona, Urbino che ricevono la BBB. Non comparabile risulta il dato di Foggia.
“Le spese postali rappresentano un indicatore importante con riguardo al grado di dematerializzazione dell’ente, in quanto ormai tante comunicazioni che prima avvenivano per il tramite del servizio postale (raccomandate a/r, espresse, assicurate) oggi si eseguono per via telematica tramite email, pec etc. Da un punto di vista formale, infatti, la posta elettronica certificata ha lo stesso valore legale della raccomandata. In entrambi i sistemi, si offre la piena prova sia dell’invio che del ricevimento”. E’ il commento di Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana al report che ha realizzato per Adnkronos.
“La Pec, innanzitutto, offre la certificazione dell’integrità e immodificabilità del messaggio, ma anche – spiega – la piena prova dell’invio, del ricevimento della comunicazione e del testo del messaggio. La sostanza della comunicazione risulta chiaramente più difficile da dimostrare in caso di raccomandata”. Vi è da dire – puntualizza – che in alcuni casi, ormai sempre più sporadici, il ricorso al servizio postale è ancora indispensabile come nel caso in cui non si conosca la Pec del cittadino. In tali circostanze, per alcune annualità potrebbero rilevarsi dei picchi di spese postali assolutamente giustificati soprattutto in materia di riscossione dei tributi, nel caso ad esempio degli autovelox. Ecco perché l’intento del sistema Pitagora è assolutamente collaborativo e non sanzionatorio. Ossia si indica come alert oggetto di verifica circa la congruità della spesa dell’ente”.
“Oggi nei processi digitali l’invio di note, atti, o specifici documenti avviene pressoché automaticamente all’esito di una procedura. Ecco perché il marcatore oggetto dell’odierna ispezione rappresenta quale sia il grado di emancipazione tecnologica non soltanto degli apparati e dei sistemi in dotazione all’ente ma anche il grado di alfabetizzazione tecnologica delle risorse umane”, conclude.
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