Musica Italiana

Sanremo 2022: le pagelle

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SANREMO – Si è concluso con la vittoria di Mahmood e Blanco il 72° Festival di Sanremo. Ecco le nostre pagelle sulle 25 canzoni in gara:

  • Sangiovanni – “Farfalle”. Un bel ritmo per un pezzo moderno e travolgente, che convince sin dall’inizio. Bravo. Voto 7.
  • Giovanni Truppi – “Tuo padre, mia madre, Lucia”. Discreta canzone con timide velleità d’autore. Non è eccezionale, ma almeno lui ci prova. 2 alla canottiera, 6 al brano.
  • Le Vibrazioni – “Tantissimo”. Un pezzo dal tiro straordinario, assolutamente riuscito, che fa il suo dovere e arriva subito. Ruffiano, ma bello. Voto 8.
  • Emma – “Ogni volta è così”. Un buon brano mid tempo, nelle corde della cantante salentina e in grado di esaltare la sua vocalità: il sesto posto gli va stretto perché avrebbe seriamente potuto candidarsi al podio. Voto 7.
  • Matteo Romano – “Virale”. Noia all’ennesima potenza. Basta, pietà. Voto 4.
  • Iva Zanicchi – “Voglio amarti”. Ogni sera ha dato a tutti una vera e propria lezione di canto. A Sanremo non ci eravamo più abituati. Voto 7.
  • Ditonellapiaga e Rettore – “Chimica”. Bella “bombetta” pop-dance, trascinante il giusto. Rettore fa la Rettore. L’altra le tiene adeguatamente testa. Voto 8.
  • Elisa – “O forse sei tu”. Basata su un 6/8 delizioso, questa canzone è una carezza per l’anima. Bentornata, Elisa. Se non fossi arrivata tra i primi tre, sarebbe stato uno scandalo. Voto 9.
  • Fabrizio Moro – “Sei tu”. La classica ballad alla Moro, dolce e romantica. Nessuna novità, ma la canzone è indubbiamente piacevole. Voto 7.
  • Tananai – “Sesso occasionale”. Un brano spensierato e orecchiabile. Non male. Peccato per l’interpretazione, poco precisa, con un’intonazione – quella sì – “occasionale”. Altro che il sesso. Voto 6.
  • Irama – “Ovunque sarai”. Dopo il forfait dello scorso anno, la voglia di rivincita era grande. E si è visto. Una valida interpretazione. Ogni tanto all’Ariston c’è uno sprazzo di luce. Voto 7.
  • Aka 7even – “Perfetta così”. Ascoltare questo pezzo, soprattutto a notte tarda, è stato un toccasana perché risvegliava dal torpore soporifero di altri brani in gara. Utile. Voto 7.
  • Highsnob&Hu – “Abbi cura di te”. A parte la metrica del testo, che mette obiettivamente l’ansia, la canzone è carina, con una melodia passabile. Voto 6.
  • Achille Lauro – “Domenica”. Una “Rolls Royce part II” che vuole avere, qua e là, qualche vago eco “pseudo-gospel”. Carina, ma niente di che. Voto 6.
  • Yuman – “Ora e qui”. Un pregevole lento con una voce limpida, che viene messa ancora più in risalto dalla buona tessitura musicale cucita intorno. Non di certo una novità, ma un 7 tutto sommato può meritarselo.
  • Noemi – “Ti amo non lo so dire”. La mano di Dario Faini e Mamhood si sente, ma non basta. Dieci anni fa Veronica Scopelliti presentò una piccola gemma: “Sono solo parole”. E in generale, nelle sue passate partecipazioni al Festival, ci ha fatto sentire brani migliori di questo, che si dimostra incolore e inutilmente a metà strada tra un lento e un mid tempo. Peccato. Voto 5.
  • Gianni Morandi – “Apri tutte le porte”. La lezione degli anni ’60 riletta in chiave moderna. Pezzo ballabile, all’insegna dell’ottimismo (e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno in questo periodo). La coppia Morandi-Jovanotti fa centro per la seconda volta. Voto 7.
  • La Rappresentante di Lista – “Ciao ciao”. Con un ritmo in bilico tra pop e dance, trainato da un basso pimpante, il pezzo è decisamente più diretto rispetto a quello presentato in gara lo scorso anno e si candida a essere tra i tormentoni dei prossimi mesi. Voto 8
  • Michele Bravi – “Inverno dei fiori”. Un brano di classe, ineccepibile sul piano musicale, ma che rischia di stancare molto facilmente. Da gustare a piccole dosi. Voto 7
  • Massimo Ranieri – “Lettera di là dal mare”. L’estensione timbrica di Ranieri ha mostrato più di un’incertezza nella prima serata, ma lui si è nettamente ripreso nelle performance successive. Il brano si fa notare per il contenuto del testo, tra i pochi impegnati di questa edizione. L’andatura strumentale è molto classica. Voto 7.
  • Mahmood e Blanco – “Brividi”. Un’ottima ballad, davvero. Ben amalgamate le voci dei due interpreti. Vittoria meritata se non altro perché questo brano potrebbe funzionare all’Eurovision più di altri che erano in gara. Riuscita la parte melodica, con un crescendo convincente. Si merita un bell’8.
  • Ana Mena – “Duecentomila ore”. Una tamarrata simil-neomelodica che probabilmente funzionerà in radio ma che, in tutta onestà, qui potevamo risparmiarci. Voto 5.
  • Rkomi – “Insuperabile”. Ditegli che “Personal Jesus” dei Depeche Mode è uscita 32 anni fa. Quello sì che era un brano “insuperabile”. Voto 4.
  • Dargen D’Amico – “Dove si balla”. Un’allegra trashata di cui non potremo fare a meno nei prossimi mesi, con quel ritornello che ti si pianta in testa e non se ne va più. Simpatico e divertente, dai. Voto 7.
  • Giusy Ferreri – “Miele”. Gradevole motivetto pop-reggae che scorre via liscio come l’olio ma non ci dispiace. Potrebbe avere un posto importante nell’air play. Voto 6.

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