Torna in libreria con un nuovo lavoro, un autore, Nicola Coccia, che è stato ospite a Calasetta del Festival Liberevento. In quella occasione presentò L’arse argille consolerai. Carlo Levi dal confino alla Liberazione di Firenze, che racconta il dietro le quinte della stesura del Cristo si è fermato a Eboli. Un libro che ha ricevuto il prestigioso Premio nazionale Carlo Levi, ma anche numerosi riconoscimenti di pubblico e di critica. Tanto che il direttore degli Uffizi, Eike Schmitd, e il sindaco di Firenze, Dario Nardella, proprio dopo l’uscita del libro, hanno intitolato due piazzette ai lati di Palazzo Pitti a Carlo Levi e a Anna Maria Ichino, la donna che nascose l’intellettuale torinese durante la guerra e lo aiutò a battere a macchina il Cristo si è fermato a Eboli. L’arse argille è stato presentato all’importante Festival di Liberevento proprio per ricordare e rinsaldare i legami fra la Sardegna e Carlo Levi, autore di Tutto il miele è finito, dedicato proprio alla nostra terra. Con la stessa casa editrice, Ets di Pisa, Nicola Coccia ha appena pubblicato “Strage al Masso delle Fate. Ottone Rosai, Bogardo Buricchi ed Enzo Faraoni dal 1933 alla Liberazione di Firenze”. (324 pagine, 22 euro)
D: Cosa racconta in questo nuovo libro?
L’attività di una piccola formazione partigiana guidata da un poeta e da un pittore fino al più importante attacco alle linee ferroviarie dell’Italia centrale e a una fabbrica di armi. Gli effetti di questo assalto si intrecciano con la vita di Bruno Fanciullacci, il gappista più ricercato della Toscana, con l’uccisione di Giovanni Gentile e con la cattura del famigerato Mario Carità e del suo degno allievo Pietro Koch che per una settimana aveva rinchiuso in un armadio Luchino Visconti. Una serie di persone e fatti concatenati nella Firenze degli anni ’30 e ’40, dove la gente era affamata d’arte, poesia e libertà.
D: Quanto tempo ha impiegato per scrivere il libro?
La scrittura vera e propria non ha richiesto molto tempo. Le ricerche invece sono state lunghe. Sono durate quindici anni, fra consultazione delle carte d’archivio e interviste, fino al ritrovamento all’Archivio centrale dello Stato di un documento inedito che svela, finalmente, la destinazione di tonnellate di tritolo che i tedeschi avevano destinato a quattro città per rallentare l’avanzata Alleata.
D: Anche questa volta al centro delle sue ricerche c’è un pittore, anzi due: Ottone Rosai e Enzo Faraoni.
Sì, gli intellettuali hanno svolto un ruolo cruciale durante la Resistenza. Ma in questo caso è da sottolineare il ruolo di Ottone Rosai, uno dei fondatori del partito fascista a Firenze, ma che piano piano si è allontanato da quelle idee fino a ospitare nella sua casa, partigiani e gappisti. Da giugno all’agosto 1944 rischiò ogni giorno la propria vita e quella della moglie per dare aiuto e sostegno a coloro che lottavano per liberare Firenze dai tedeschi e dai fascisti.
D: Ma il libro è anche altro..
Ci sono molte storie che si intrecciano. Storie di scrittori come Pratolini e di pittori come Renzo Grazzini. Di giovani staffette come Oriana Fallaci e di tedeschi crudeli e spietati che non hanno esitato a uccidere donne e bambini. Ma ci sono anche storie di seminaristi e di vescovi. Perché alla Resistenza hanno partecipato anche loro.
D: Come è strutturato il libro?
La prima parte è dedicata alla vita dei tre personaggi principali, nella seconda si raccontano i fatti, nella terza ci sono le conclusioni delle varie vicende che di solito non sappiamo mai come vanno a finire. L’apparato fotografico completa la ricerca.
di Marco Loi
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