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Carbonia, Gonnesa, Iglesias e non solo. False dichiarazioni per ottenere il reddito di cittadinanza. Scoperti 69 soggetti che hanno indebitamente percepito 476.800 euro

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Nell’ambito delle attività operative finalizzate alla tutela della spesa pubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale Cagliari, in sinergia e collaborazione con l’INPS, hanno sottoposto a verifica, negli ultimi mesi, le condizioni legittimanti la fruizione del cd. “Reddito di Cittadinanza” in capo ai soggetti beneficiari.

Tale forma di assistenza economica è stata introdotta con D.L. 4/2019 ed è riservata a quella fascia di popolazione che versa in condizioni reddituali disagiate o che ha da poco perso il lavoro e rappresenta uno strumento di politica attiva del lavoro, di contrasto alla povertà, alla diseguaglianza ed all’esclusione sociale; la stessa spetta in presenza di concomitanti circostanze, autocertificate dal richiedente e volte a dimostrare non solo la propria condizione di difficoltà, ma anche quella dei componenti il nucleo familiare.

In questo contesto si inserisce il controllo operato dalla Guardia di Finanza, chiamata a verificare che le risorse messe a disposizione dallo Stato vadano a beneficio di chi ne ha realmente bisogno.

La base di partenza per i controlli in materia di reddito di cittadinanza è stato lo sviluppo delle diverse informazioni acquisite quotidianamente a seguito sia dell’attività di controllo economico e finanziario del territorio che delle risultanze delle diverse attività di servizio, nonché anche grazie alla stretta sinergia ed allo scambio informativo con l’I.N.P.S.

La metodologia operativa adottata nei controlli effettuati nel campo dell’erogazione di questa pubblica provvidenza si sostanzia nel confronto tra le autodichiarazioni prodotte dai richiedenti con le informazioni emergenti dall’analisi degli stati di famiglia, in cui trova indicazione la reale composizione del nucleo familiare.

Gli esiti dei controlli hanno consentito la rilevazione di 69 posizioni irregolari dislocate su tutto il territorio della provincia (Cagliari, Quartu S. Elena, Siliqua, Samassi, Capoterra, Carbonia, Gonnesa, Villamar, Iglesias, Muravera ed Ussaramanna), con conseguente indebita percezione del reddito di cittadinanza, poiché i soggetti in argomento sono risultati essere privi dei requisiti necessari previsti dalla normativa vigente.

Diverse, ed in certi casi particolari, le diverse tipologie riscontrate.

In due circostanze, la causa della illegittima fruizione del beneficio è stata rappresentata dalla mancanza del requisito della cittadinanza: difatti la specifica norma prevede che il richiedente il particolare sussidio debba essere residente in Italia da almeno 10 anni e che lo sia continuativamente negli ultimi due anni. In 11 casi, invece, l’irregolarità è stata legata all’omissione, nella dichiarazione sostitutiva unica, di informazioni reddituali rilevanti – – quali redditi percepiti e disponibilità immobiliari – le quali, se correttamente indicate, avrebbero posto i richiedenti al di fuori dei limiti previsti per l’ammissione all’istituto benefico in parola.

 

In un’altra occasione, il percettore del beneficio non ha indicato la condizione detentiva di un suo convivente, circostanza, questa, che, se dichiarata, avrebbe diminuito automaticamente il coefficiente di calcolo per l’accesso alla forma di welfare, determinando, di fatto, la non sussistenza delle condizioni legittimanti.

Altre situazioni di irregolarità sono emerse dalle posizioni di soggetti ospiti delle RSA. In particolare, 24 soggetti hanno omesso di indicare nella domanda di accesso al reddito di cittadinanza la circostanza relativa alla permanenza presso la struttura: di questi, 14 hanno omesso l’indicazione del ricovero di un appartenente al proprio nucleo familiare, 1 è risultato essere il tutore del ricoverato mentre i restanti 9 percettori sono risultati essi stessi residenti delle strutture.

Altre 23 posizioni hanno riguardato invece soggetti che hanno omesso di comunicare, a seguito di approvazione della domanda, l’intervenuto soggiorno presso una struttura residenziale: 15 soggetti non hanno comunicato la variazione riguardo un appartenente al proprio nucleo familiare, mentre gli altri 8 erano gli stessi ospiti della struttura. In ultimo, sono state rilevate 5 posizioni di soggetti i quali, percettori della pubblica provvidenza, erano fattivamente coniugati, ma avevano omesso di indicarlo nella DSU, risultando, quindi, componenti unici del proprio nucleo familiare e rientrando, con i rispettivi parametri, nei limiti per la concessione del reddito di cittadinanza.

Le 69 irregolarità accertate hanno portato alla denuncia dei responsabili alla locale Autorità Giudiziaria oltre alla segnalazione all’INPS per la sospensione del beneficio e la restituzione delle somme indebitamente percepite, ammontanti, complessivamente, a 476.800 euro.

L’attività posta in essere rientra tra le funzioni di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza e mira a controllare il corretto impiego delle risorse pubbliche, assicurando che l’accesso ad agevolazioni o esenzioni avvenga a favore di coloro che ne hanno effettivamente diritto e bisogno nonché a tutelare la fiducia che i cittadini onesti devono poter nutrire sulla corretta destinazione delle ingenti risorse che il Paese, destina agli aiuti economici e ai servizi sociali riservati a chi si trova in una reale condizione economica e sociale di svantaggio.

Fonte: Comunicato Guardia di Finanza

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