Sardinia Events ricorda Renzo Sanna. Il “Signor Maestro” (così bisognava chiamarlo) arrivava puntuale, distinto con il suo cappotto scuro, e dava inizio alla lezione suonando la campanella. Tutti gli alunni indossavano il grembiule nero con un colletto bianco chiuso da un fiocco di colore blu; entravano in aula in silenzio rimanendo in piedi a fianco del proprio banco in attesa che entrasse l’insegnante. Così, il maestro, entrava per ultimo e, dopo essere stato salutato da un corale “buon giorno signor maestro” poneva nell’appendiabiti il suo cappotto e il suo cappello per poi porre, come di consuetudine, la bacchetta sulla sua scrivania come se fosse un normale strumento di lavoro. A quel gesto, tra gli alunni, calava un gran silenzio e il timore si avvicinava ogni qual volta il maestro fissava i nostri sguardi. D’altronde la classe era numerosa, quindi il maestro doveva essere severo per ottenere una classe disciplinata. Ma non sempre con i metodi duri si ottengono buoni risultati.
Un po’ di comprensione, di attenzione e di amore, ecco che la regola del “cuore” prende avvento sull’uso della bacchetta. E’ Renzo Sanna, ventiduenne, giovane maestro di Portoscuso, che nel 1952, quando iniziò la sua carriera con la Scuola Popolare, pensò, che per farsi ascoltare dagli alunni, ci fossero altri metodi rispetto ai castighi corporali, come le famose bacchettate sulle dita o passare dietro la lavagna a scrivere più volte “ devo stare attento in classe”…Con la sua bontà e con la sua apertura al dialogo ha saputo formare i suoi ragazzi incoraggiandoli con il coinvolgimento e l’interesse ad applicarsi nello studio.
“I bambini al suono della campanella entravano con me in classe, – commentava il maestro Sanna, – seguiva una breve preghiera cantata ed iniziava la lezione. Le classi erano eterogenee: bambini più calmi e bambini vivaci, ma tutti avevano qualcosa da raccontare, perciò “disciplina” significava prima di tutto saper ascoltare con interesse ogni esperienza; lo studio era curiosità da appagare, interesse per migliorarsi e poi le attività complementari: sport, traforo e recitazione coinvolgevano tutte le espressioni più vivaci …
Ritengo – commentava il maestro Sanna, – che la bacchetta e le punizioni fossero mezzi antieducativi, strumenti che indispettivano e umiliavano più che correggere. Quando ho avuto classi numerose, anche cinquantacinque alunni, la lezione era preparata minuziosamente, l’attività non dava tregua, nonostante fosse diversificata a seconda della capacità pratica del singolo o del gruppo. Gli alunni erano tutti contenti di vivere piacevolmente la giornata scolastica, erano l’espressione della società del tempo ed io consideravo tutti alla stessa stregua, tra loro poi erano amici e si stimavano. Era una scuola gioiosa, luogo piacevole di incontro tra compagni e maestro. Erano ragazzi vivaci ma aperti al dialogo; accettavano consigli e ricordo un caso particolare di un alunno belga con problemi di apprendimento che con il mio impegno è riuscito a fare dei grandi miglioramenti. Ho insegnato ad alunni non vedenti quando non c’era l’insegnante di sostegno per i quali ho seguito corsi speciali di aggiornamento, mentre i compagni hanno dato luogo ad una reciproca collaborazione. A tutti ho trasmesso l’amore per lo studio e a spendere bene il tempo libero con l’insegnamento del flauto dolce e la realizzazione di piccoli concertini…Fino all’avvento dell’insegnamento per moduli il maestro era “tuttologo” ed io ho sopperito ad insegnare ogni materia: italiano, matematica, scienze, canto educazione fisica e religione”.
Così il ricordo di Sardinia Events per il maestro: “Così in tanti anni di insegnamento il maestro Sanna è riuscito a farsi amare da tante generazioni e ancora oggi , i suoi alunni lo ricordano con stima e affetto. Continua a stupirci grazie alla sua passione per il passato pubblicando diversi libri di storia locale e di poesie in portoscusese; chi lo sentiva parlare di storia e di arte rimaneva ammaliato e stupito per la sua conoscenza e la sua cultura. Dai suoi occhi traspariva l’amore per la sua terra e per il suo paese, tanto da dedicare a Portoscuso l’inno, un’ode cantata tuttora dai ragazzi delle scuole. Ha avuto il senso dell’umiltà, il suo sapere è sempre stato a disposizione di chiunque ha bussato alla sua porta. Il suo studio è una biblioteca immensa di testi e ricordi. Il maestro Renzo Sanna ci ha lasciati, lo ricorderemo con affetto perché averlo conosciuto è stato un segno di ricchezza”!
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