Proteste nelle principali città turche contro la decisione del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, di ritirare il paese dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul.
Le maggiori proteste sono avvenute a Istanbul, Ankara e Smirne, sulla costa occidentale della Turchia, e sono state presenziate soprattutto dalle donne, con le bandiere viola della piattaforma turca “Noi fermeremo il femminicidio”. Nell’ultimo anno in Turchia ci sarebbero stati almeno 300 femminicidi, con 171 donne uccise in circostanze sospette.
La scrittrice Elif Safak ha definito la scelta di Erdogan come “una dichiarazione di guerra alle donne”, in un Paese che “ogni giorno” registra tre femminicidi. “Il governo turco sfida lo stato di diritto, i diritti umani, uguaglianza di genere e dichiara guerra alle donne“.
La decisione del ritiro è stata commentata dalla segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, che ha definito la decisione della Turchia «una notizia devastante». «Non possiamo che rammaricarci fortemente ed esprimere la nostra incomprensione davanti alla decisione del governo turco», ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell.
La prossima settimana è previsto un summit tra la Turchia e i rappresentanti dell’Unione Europea per discutere di vari temi, tra cuii rapporti tesi nel Mediterraneo orientale. Il ritiro dalla Convenzione di Istanbul rischia di diventare un nuovo argomento di scontro.
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