ROMA – C’è stato ciclicamente un momento, durante questi ultimi anni, in cui ogni partito di governo ha schierato una ministra che, nell’ottica maschilista di buona parte del mondo della comunicazione, ha destato attenzione più per la sua bellezza che non per le proprie capacità politiche. All’interno di Forza Italia un “simbolo” di questo discorso è stata sicuramente Mara Carfagna, e anche l’attuale esponente di Italia Viva Maria Elena Boschi ne ha pagato le conseguenze quando è diventata ministra nel governo Renzi (ai tempi, lo ricordiamo, militava ancora nel Pd).
Il Movimento 5 Stelle, suo malgrado, non è stato esente da questo meccanismo, prima con Lucia Azzolina, spesso criticata (ingiustamente) per il suo rossetto, e adesso con la ministra delle politiche giovanili Fabiana Dadone, già presente nell’esecutivo giallorosso ma che, con la Azzolina passata inevitabilmente in secondo piano dopo la mancata riconferma nel governo Draghi, sembra ora destinata ad avere più visibilità e a ricevere, di conseguenza, più attenzione. E ieri, in occasione della festa della donna, tutto ciò si è verificato.
Dadone, infatti, ha pubblicato un post in cui rivendicava – legittimamente – il suo diritto di scelta, accompagnando però queste parole con una foto in cui indossa una felpa dei Nirvana e, soprattutto, poggia i piedi sulla scrivania. E poco importa se le scarpe che calza siano quelle rosse con il tacco che rappresentano da sempre la lotta alla violenza contro le donne. Sui social la donna è stata criticata per un atteggiamento evidentemente poco istituzionale che, altrettanto evidentemente, non viene più molto apprezzato dalla gente. E dire che i pentastellati, politicamente parlando, proprio su questo atteggiamento da “cittadini comuni che entrano nei palazzi del potere” hanno costruito buona parte del loro modus operandi e, dunque, del loro successo.
Ma adesso il ‘sentiment’ popolare sembra essere cambiato. Nel suo post, Fabiana Dadone ha affermato che “ho 37 anni e sono una “ragazzina” (per questo Paese) ma faccio il Ministro, non sono sposata ma scelgo ogni giorno di stare col mio compagno, ho due figli bellissimi che portano il mio cognome pur non essendo ragazza madre, amo la musica rock pesante ma non mi vesto in maniera “alternativa”, guardo film strappalacrime ma sono emotivamente fredda come il ghiaccio. Sono un ammasso di stereotipi e nel corso della vita mi è stato fatto notare molte volte”.
E aggiunge: “Vorrei dire con molta onestà che sul fronte della parità di genere c’è ancora molta strada da fare. Una strada in salita e piena di ostacoli culturali che dobbiamo avere la forza di affrontare con tutta la tenacia che abbiamo nel cuore”. Concetti del tutto condivisibili, ma magari un po’ di istituzionalità in più, soprattutto in un “governo dei migliori” come questo, non guasterebbe.
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