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17 Febbraio Giornata Nazionale del Gatto

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Una volta scrisse Ernest Hemingway: “Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo: attraversare la vita senza fare rumore”. Niente di più vero, ma non è il solo ad aver dato una propria particolare opinione sui nostri amati felini.

Per Helen Thompson, per esempio, “un gatto non vuole che tutto il mondo lo ami, solo quelli che lui ha scelto di amare”.

È difficile condensare in poche parole un animale così particolare come il gatto, per nulla avezzo ad essere addomesticato al volere di qualsiasi essere umano sulla faccia della terra, poco incline alle regole (se non sono le sue) ma capace di donare  affetto sincero magari centellinandolo col conta gocce.

L’affetto, l’amore per questi felini ha avuto il suo culmine quando si è deciso di dedicargli addirittura una giornata. Il 17 febbraio infatti si celebra, in Italia, la Giornata nazionale del gatto. Si tratta di un’occasione per festeggiare gli oltre sette milioni di mici che fanno compagnia alle famiglie italiane. 

Quella di oggi fa il paio con la giornata dell’8 agosto istituita nel 2012 dal Fund for Animal Welfare (Ifaw) a livello internazionale. Quella che si celebra in Italia, invece, risale al 1990.

Ma come mai venne scelta come data il 17 Febbraio? 

Il gatto, per antonomasia è simbolo di libertà, anticonformismo, indipendenza, intuito e queste caratteristiche, dal punto di vista zodiacale sono legate al segno dell’acquario; un’altra coincidenza bizzarra e ambivalente vuole che nella nostra tradizione il numero 17 sia ritenuto un numero portatore di sventura (come purtroppo in passato veniva considerato il gatto), la sinistra fama del 17 nella tradizione italiana è determinata dall’anagramma del numero romano che da XVII si trasforma in “VIXI” ovvero “sono vissuto”, di conseguenza “sono morto”. 

L’ultima affermazione, però, ha anche un significato positivo, perchè il fatto di “aver vissuto” è di per se qualcosa di buono; ergo possiamo affermare che ormai la questione del numero nefasto ormai l’abbiamo superata. 

Nell’antichità, i gatti, furono considerati per secoli animali sacri nella società egizia. La dea-gatta Bast (nota anche come Bastet), inizialmente divinità al pari di Sekhmet, la dea-leonessa della guerra e della violenza, divenne nei secoli una figura protettiva. 

Dopo la morte, molti gatti godevano degli stessi “diritti funerari” dei loro padroni umani: venivano mummificati e i loro corpi offerti a Bastet o a Iside. 

Un giorno, forse, l’essere umano che per sua natura è arrogante, ritenendosi al di sopra di tutte le specie solamente per avere “il ben dell’intelleto”, forse imparerà ad aver cura delle diversità proprio grazie ad animali come i gatti; magari scoprendo che questi non sono solamente animali da compagnia, oltre che grandi cacciatori: i gatti sono la dimostrazione che non serve aver un cervello molto sviluppato per capire chi abbiamo davanti. Basterebbe solo avere cuore e capacità di guardare attraverso e non solo le apparenze.

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