I nubifragi che oggi hanno funestato l’isola ancora una volta hanno tragicamente messo alla ribalta le fragilità esistenti nei centri urbani e nel territorio in generale. Il Consiglio dell’Ordine dei Geologi della Sardegna dal 2016 continua a ribadire la mancanza di una efficace politica di difesa del territorio, incentrata sulla prevenzione del dissesto, attuabile con interventi che abbiano, come finalità, la cura e la disciplina del territorio. “Ancor oggi – scrivono i Geologi – subiamo la conseguenza della mancanza di modelli idraulici tarati sul contesto geologico sardo, inoltre quelli comunemente applicati non contemplano, tra gli altri aspetti, il contributo del carico solido mobilitato e trasportato dalla corrente durante gli eventi di piena, aggravando notevolmente l’impatto della massa d’acqua in movimento. Questa è ancora una volta l’occasione per constatare quali sono le conseguenze dei lunghi tempi di approvazione dei progetti piuttosto che della realizzazione degli interventi, fino a quasi non vederne la conclusione entro tempi che non siano quelli delle ere geologiche. Al contempo però è necessario attenzionare affinché le semplificazioni normative non si limitino ad uno scavalcamento di passaggi progettuali e di verifiche che sono, invece, imprescindibili. È quindi oramai improcrastinabile rafforzare l’organico degli enti di controllo territoriale con specifiche figure tecniche, adeguate ad affrontare le problematiche del territorio sempre più pressanti.”
Tante le criticità indicate dai geologi sardi come “le pesanti modificazioni che il territorio ha subito e quindi l’applicazione dei modelli idraulici basati sulla previsione degli eventi estremi entro determinati tempi di ritorno nella gestione del rischio idrogeologico sia fuorviante se non addirittura pericolosa.” A questo si deve sottolineare “la mutevolezza del clima e delle sue ciclicità, che le forme del paesaggio testimoniano. A causa della sempre maggiore ricorrenza ed intensità degli eventi meteorici, anche in quei contesti ove amministrazioni oculate si sono impegnate per programmare e ottenere finanziamenti per progetti per la difesa idrogeologica del territorio, le conseguenze si sono manifestate nella loro gravità.”
Nonostante tutto la domanda cruciale posta dai Geologi è “Quale altra dimostrazione di forza è necessaria per comprendere l’urgenza di un cambio radicale dei metodi?”
La richiesta fatta a gran voce agli esperti è che pur senza “prescindere dai modelli, questi devono essere supportati da competenze specialistiche che muovendosi sul campo sanno leggere il territorio e cogliere i suoi segnali, comprendere le ripercussioni di un’opera edilizia, di una modificazione del territorio, piuttosto che di un’urbanizzazione, per non citare deforestazioni, incendi o arature in pendio. Tutti elementi che portano ad una esasperazione degli effetti di eventi che talora così estremi in effetti non sono, ma estremo è l’uso che si è fatto troppo spesso del territorio, aumentandone a dismisura l’esposizione al rischio idrogeologico. E la categoria dei geologi, che non sono cassandre, è da sempre al fianco delle istituzioni e a disposizione della società per dare il proprio contributo alla ricerca di soluzioni realisticamente praticabili.”
Comment here