Una protesta contro la limitazione della libertà dei cittadini e del diritto di cronaca e contro i mezzi, le forze di polizia e l’estensione del potere delle stesse, agita da ieri la Francia – ancora in pieno lockdown -. I francesi protestano contro la proposta di una nuova legge sulla sicurezza generale, attualmente in discussione al parlamento, e l’ipotesi che la stessa possa impedire la possibilità di filmare e documentare le azioni dei poliziotti in particolare dopo le violenze dell’ultimo periodo culminate nel brutale pestaggio del produttore musicale Michel Zecler e lo sgombero di un accampamento di senzatetto a Parigi ordinato dal prefetto Didier Lallement, nel corso del quale sono stati aggrediti anche numerosi giornalisti con immagini e video diventati virali sui Social media.
La protesta, che inizialmente avrebbe dovuto essere confinata per ordine di Lallement stesso a Place de la Republique si è poi estesa, trasformandosi in una marcia dalla piazza fino al luogo simbolo della Bastiglia grazie alla decisione di un tribunale amministrativo di Parigi di annullare l’ordine della prefettura.
Organizzatore della protesta il collettivo “Fermate la legge di sicurezza globale”, composto da giornalisti e dai loro sindacati, da esponenti della sinistra sindacale, dalle organizzazioni per i diritti umani e dagli attivisti in materia di libertà civili: La richiesta è quella di ritirare gli articoli 21 e 22 della legge proposta, contenenti punti sulla sorveglianza di massa attraverso nuove tecnologie e l’articolo 24, che punirebbe la pubblicazione, definita nella proposta di legge con l’aggettivo “maliziosa”, di riprese dei poliziotti in azione.
Il collettivo di protesta chiede inoltre la soppressione dello schema di regole di polizia annunciato nel settembre scorso dal Ministro dell’interno francese Gerald Darmanin, che costringe i giornalisti ad allontanarsi durante le dimostrazioni e proteste pubbliche quando questo viene loro ordinato dagli agenti, impedendo di fatto il diritto di cronaca e la documentazione delle proteste stesse: se la proposta dovesse passare, documentare la condotta e le eventuali violenze della polizia francese diventerebbe illegale.
Il governo ha rassicurato sulla proposta di legge, che dovrebbe essere presentata in Senato a dicembre, come “emendata in modo da garantire la libertà di stampa”.
Per quanto riguarda la risposta del Ministero dell’interno francese in merito alle violenze nei confronti dei giornalisti, però, non ci sono state al momento grandi spiegazioni: il giornalista picchiato e ripreso nei video, reporter della testata Brut, secondo il ministro Darmanin “non si sarebbe presentato alla polizia prima della manifestazione per ottenere il permesso”, come fatto invece da altri colleghi: una risposta strana perché nessuna legge francese, e più in generale europea, prevede che i giornalisti ottengano il permesso delle forze dell’ordine prima di svolgere il loro lavoro in caso di proteste pubbliche.
La prefettura di Parigi, sull’onda dello scandalo provocato dai video visti su Internet da più di 15 milioni di persone (13 milioni solo su Twitter), ha comunque avviato un’indagine e chiesto di sospendere gli agenti coinvolti a titolo precauzionale.
Il presidente Emmanuel Macron ha definito “vergonose” le immagini dei pestaggi ad opera degli agenti.
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