La dichiarazione del presidente Francese Emmanuel Macron, pronunciata dopo la decapitazione dell’insegnante Samuel Paty avvenuta fuori scuola in un sobborgo di Parigi – per mano di un giovane di 18 anni – ha aggravato ulteriormente il già difficilissimo e teso rapporto tra Parigi e Ankara.
“La Francia è impegnata in una lotta esistenziale contro il terrorismo islamista”, ha detto Macron, commentando la brutale uccisione con decapitazione del professore Paty, colpevole di aver mostrato cartoni animati raffiguranti il profeta Maometto durante una lezione sulla libertà di parola. Il capo dell’Eliseo ha definito l’Islam “una religione in crisi” perché incapace di prendere nettamente le distanze dal terrorismo.
Le autorità francesi temono peró un’escalation di attentati e per questo hanno dato inizio ad un giro di vite contro ambienti islamisti, moschee e associazioni sospettate di favorire l’integralismo.
Il presidente nella fattispecie ha preparato un piano in cinque punti, denominato “i cinque pilastri”, contro la diffusione dell’Islam estremista in Francia. Sempre Macron si è impegnato a combattere il “separatismo islamista” che rappresenta una minaccia per alcune comunità musulmane in Francia che si sono ben integrate. Ha anche espresso il suo sostegno al diritto della rivista satirica Charlie Hebdo di pubblicare cartoni animati del profeta.
Però l’accostamento dell’Islam al terrorismo ha suscitato una rabbia diffusa nel mondo musulmano e sono state lanciate campagne per boicottare i prodotti francesi. La condanna alle dichiarazioni di Macron è arrivata anche da parte dell’imam di al-Azhar, famosa moschea del Cairo, uno dei più prestigiosi centri universitari di studi teologici giuridici dell’Islam sunnita. Dura è stata anche la reazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che come è noto si erge a protettore della “umma”.
La Francia ha inasprito la sua lotta contro l’estremismo islamista diffusosi nel paese, già colpito duramente da una serie di attentati di matrice islamista a partire, in particolare, dal 7 gennaio 2015, giorno del terribile attacco armato contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi. Il ministro della Cultura francese Roselyne Bachelot ha subito chiesto “pacificazione”, precisando che la Francia non sta combattendo “contro i musulmani”, ma contro “il terrorismo di matrice islamista”. Poco dopo il ministero degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, bollava gli appelli dei paesi dell’area MENA al boicottaggio contro i prodotti francesi come insensati, chiedendone l’annullamento immediato perché promossi da una minoranza estremista del mondo islamico.
Erdogan, di contro, attacca Macron, invita a boicottare i prodotti francesi e denuncia “l’islamofobia” come una “peste dei Paesi europei”, aggiungendo che “contro i musulmani si sta compiendo una campagna di linciaggio simile a quella contro gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale”.
Lo scontro a distanza arriva a coinvolgere Europa, Germania, Olanda e Italia, che esprimono solidarietà nei confronti del presidente francese e prendono posizione contro le dichiarazioni di Erdogan. “Le parole rivolte dal presidente Erdogan al presidente Macron sono inaccettabili – ha scritto in un tweet il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – . Le invettive personali non aiutano l’agenda positiva che l’Ue vuole perseguire con la Turchia ma, al contrario, allontanano le soluzioni. Piena solidarietà al presidente Emmanuel Macron”
Ankara è intenzionata più che mai a tenere alto il livello di una polemica in cui la difesa dell’Islam sembra funzionale all’affermazione dei suoi interessi geopolitici e all’espansione della sua influenza nella regione. Non è un mistero che tali interessi abbiano portato da tempo la Turchia in rotta di collisione con la Francia su vari scenari, dalla Libia al Mediterraneo Orientale, al Nagorno Karabakh.
Il presidente francese ha ribadito come “non rinunceremo alle vignette, anche se altri indietreggiano, perché in Francia i Lumi non si spengono”, ed ha anche denunciato il “separatismo islamico” ed affermato l’esigenza di “strutturare l’Islam” in Francia. Ed è da alcune settimane che il capo dell’Eliseo insiste sull’esigenza di introdurre misure per reprimere i militanti islamisti e per costruire una forma di Islam compatibile con quelli che ha definito “i valori della Repubblica”, precisando che il governo sta lavorando con il principale gruppo che rappresenta i musulmani nel Paese per costruire un “Islam dell’illuminazione” che possa essere “in pace con la Repubblica“.
Erdogan ai leader europei: “Voi siete gli eredi dei nazisti”
“Se voi avete libertà di religione, com’è che ci sono stati quasi 100 attacchi contro moschee? Voi siete i veri fascisti, siete gli eredi dei nazisti“, ha continuato Erdogan. “Demonizzando i musulmani non ci guadagnerete nulla. Il Parlamento europeo, che a ogni occasione si esprime sul nostro Paese, non può ignorare l’islamofobia”, ha aggiunto Erdogan, sostenendo che “in certi Paesi europei, l’odio verso l’islam e i musulmani è diventata una pratica promossa persino dai presidenti”. Erdogan non ha tenuto in alcun conto la richiesta dell’Alto rappresentante per la politica estera della UE, Josep Borrell che, giudicando “inaccettabili” le frasi da lui pronunciate sabato in cui metteva per la prima volta in dubbio l’equilibrio mentale di Macron, lo ha invitato a “cessare questa pericolosa spirale di scontro”.
Erdogan rilancia la sua sfida anche agli USA e alla NATO intera, dopo le minacce di sanzioni americane per il primo test, il 16 ottobre scorso, del sistema di difesa anti-aerea S-400 acquistato dalla Russia: “Applicatele pure – ha affermato il sultano in un discorso trasmesso dalla televisione – noi non siamo uno Stato tribale, siamo la Turchia”.
Le reazioni
Per il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, quelle di Erdogan sono parole “diffamatorie e assolutamente inaccettabili” e la solidarietà a Parigi è arrivata anche dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas che ha descritto gli insulti di Erdogan come un “nuovo punto basso”. Il primo ministro olandese Mark Rutte ha affermato che il suo Paese si schiera con la Francia “per la libertà di parola e contro l’estremismo e il radicalismo”, mentre per Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme “non c’è alcun modo di paragonare la condizioni di cui beneficiano i musulmani oggi in Francia con quelle degli ebrei in Europa 80 anni fa”. E ha ironicamente definito Erdogan “un grande esperto di storia”, tanto da non avere “interiorizzato il fatto che ci sia stato un genocidio di Armeni ad opera dei Turchi”.
Sul fronte delle istituzioni comunitarie, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sottolinea come “piuttosto che un’agenda positiva, la Turchia sceglie provocazioni, azioni unilaterali nel Mediterraneo e ora insulti. È intollerabile. Rispetto per l’Europa ed i suoi Stati membri”.
“Ci aspettiamo chiaramente un cambiamento nell’azione e nelle dichiarazioni da parte turca”, ha detto Peter Stano, portavoce dell’Alto Rappresentante UE, sottolineando che ci sarebbero state diverse discussioni per decidere se continuare ad aspettare o agire prima nei confronti di Ankara. Stano tuttavia ha insistito sul fatto che la Turchia rimane un “partner molto importante” per l’Unione europea e che “nessuno trarrà vantaggio da un ulteriore confronto”.
La nuova vignetta di Charlie Hebdo non placa gli animi, anzi. Il presidente Turco, ritratto in mutande, alza la gonna di una donna islamica che commenta: “uuh, il profeta”.
La replica di Erdogan non si è fatta attendere: “siete delle canaglie immorali”.
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