Il presidente del Barcellona Bartomeu non si sottoporrà al voto della mozione di censura che minacciava di espellerlo. Tra le ragioni delle dimissioni i difficili rapporti con Messi, Piqué, la crisi economica e di risultati dei blaugrana, che mercoledì affronteranno la Juventus in Champions.
“Lascio il Barcellona come migliore club al mondo”, ha dichiarato al termine della giunta esecutiva.
L’avventura di Josep Maria Bartomeu alla guida del Barcellona è arrivata al capolinea. Il 57enne presidente del club blaugrana, dopo sette anni alla guida dei catalani, si è dimesso insieme al Consiglio al termine di una Giunta direttiva convocata d’urgenza. La rivoluzione al vertice della società avviene in un momento di crisi profonda, sia dal punto di vista economico che dei risultati, come testimonia il tonfo di sabato scorso nel Clasico del Camp Nou (3-1). Alla vigilia della sfida di Champions a Torino con la Juve, torna a galla anche un’altra crisi non meno devastante, quella dei rapporti fra squadra e dirigenza che l’estate scorsa culminò con l’epurazione tecnica – via l’allenatore Quique Setien e il ds Eric Abidal – ed i mal di pancia di Messi e Piqué, due fra i calciatori più rappresentativi, oltre alle cessioni di Vidal e Suarez. La situazione ha fatto sprofondare la popolarità di Bartoumeu, peraltro criticatissimo da tifosi, aprendo un baratro sul futuro presidenziale del club.
Bartomeu: “Abbiamo approvato i requisiti per partecipare a una SuperLega europea”
Alla fine della giunta, Bartomeu ha tirato le somme della sua gestione. “È stato un onore servire il club come manager e come presidente. Ho cercato di assumere la posizione con responsabilità e onestà. Mi auguro che nei prossimi giorni si possa chiudere l’adeguamento salariale della forza lavoro e dei dipendenti, che se non fatto potrebbe avere gravi conseguenze per la società. Si spera che ci sia un accordo da tutte le parti. Posso annunciare che lunedì abbiamo approvato i requisiti per far parte di una SuperLega europea, decisione che deve essere ratificata dalla prossima Assemblea. Possiamo dire con orgoglio di essere il miglior club al mondo in termini di valore. L’abbiamo raggiunto prima di grandi magnati e Stati, mantenendo il club nelle mani dei membri. La società ha una solidità indiscutibile”. E ancora: “La decisione di assumere Koeman e affrontare il mercato estivo doveva essere presa da questo direttivo. La rosa doveva essere ringiovanita, questo ha comportato la partenza di giocatori fondamentali. Voglio ringraziarli per il loro contributo. Abbiamo portato tanti giovani del Barça B e futuri talenti. Il rinnovamento della squadra in questi mesi doveva essere fatto prima, lo riconosco, e mi sono assunto la mia responsabilità convocando le elezioni di marzo. Sono stato insultato, minacciato, sia io che la mia famiglia. È stato detto che avevamo interessi nascosti, cose da nascondere e che volevamo evitare di avallare. Accuse false, con interessi politici ed elettorali”.
Messi? Non è vero che volessi mandarlo via
Nella mattinata del 27 ottobre Bartomeu aveva parlato per la prima volta dal giorno in cui Messi aveva inviato il suo fax legale – il celeberrimo “burofax” – per annunciare l’intenzione di rescindere unilateralmente il contratto. “Non è vero, anzi è privo di senso, dire che volessi facilitare l’addio a Messi per rimettere a posto i conti del club. E per questo non ho mai pensato di dimettermi, quest’estate. Così ho deciso di non affrontare una discussione dialettica, perché la priorità era che Messi fosse nel nuovo progetto e non lo farò ora, perché è il nostro capitano”. La storia è semplice: Leo aveva quell’opportunità entro il 10 giugno, il termine era scaduto e quindi il suo contratto era rinnovato. La sua rabbia è un bene, vuol dire che non accetta le sconfitte… Spero che resti a lungo qui, e che chiuda la carriera col Barca”.
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