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MMA,Khabib abbandona l’ottagono: dagli orsi al titolo mondiale.

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Aveva iniziato così Khabib Nurmagomedov: un orso incatenato da sottomettere per dimostrare al padre-allenatore quello di cui era capace. Quel bimbo di 9 anni ha condotto una carriera da sogno, con 29 vittorie su 29 incontri. Nessun essere umano è riuscito mai a batterlo. Il Covid-19 gli ha portato via il papà, ed allora il Daghestano ha promesso alla madre di farla finita per sempre con le arti marziali miste. Prima però c’era da difendere il titolo dei pesi leggeri.

Khabib si è battuto per onorare la memoria del padre. E dopo una vittoria netta, incontestabile, dopo poco più di 4 minuti, ha preso la cintura e pianto qualche lacrima. Poi ha afferrato il microfono per annunciare che non combatterà più. “Non volevo più tornare su un ottagono dopo la morte di mio padre. E ho promesso a mia madre che questo sarebbe stato il mio ultimo incontro, devo mantenere la parola. Senza di lui non posso più combattere”.

Un gesto nobile, detto con occhi che non fanno pensare a una parola rimangiata. Dietro la notte di Abu Dhabi resta un solco tracciato da un atleta che nessuno ha mai battuto e che si è ritirato all’apice della gloria, come solo i grandi in battaglia.

Il match

Quando si sfida Khabib non si ha semplicemente un corpo davanti ma una leggenda. La leggenda di un lottatore che se ti prende non ti molla più. E la strategia di Gaethje è stata chiara: da un lato non farsi avvicinare per evitare le prese (e da qui i leg kick per tenere le distanze), dall’altro cercare colpi efficaci. Colpi che sono stati trovati, prima che Khabib entrasse nella propria ‘comfort zone’. A 30’’ dalla fine del primo round Khabib butta giù l’avversario e prova una leva al braccio: solo il gong salva l’americano. Un minuto, e si ricomincia: takedown al primo spiraglio, posizione dominante, presa a triangolo al collo. Gaethje batte per cedere. E sviene. L’arbitri dice che è finita. Poi tra i due scatta un abbraccio fraterno, scena stupenda. E a fine match, quando tutto il mondo si toglie il cappello dinanzi a un uomo che tiene così orgogliosamente addosso il suo (la papakha, simbolo del popolo daghestano), arriva anche il tributo del rivale più acerrimo, Conor McGregor, tramite un post su Twitter.

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