Le polemiche scoppiate all’ospedale Sirai di Carbonia, inerenti i ritardi accumulati negli adempimenti burocratici per l’accreditamento del macchinario per processare i tamponi per il Covid-19 prima, e quelle successive scaturite per il ritardo nell’entrata in funzione del dispositivo e per (secondo quanto scritto dall’Unione Sarda nei giorni scorsi) un presunto errore nell’utilizzo di alcuni tamponi già usati e contaminati dal virus al momento del collaudo del macchinario, circostanza però negata con assoluta fermezza dalla ATS, avrebbero sortito in queste ore una sorta di mini cataclisma nell’azienda sanitaria del Sulcis Iglesiente.
Infatti, con una delibera del Commissario Straordinario dell’ATS Sardegna Giorgio Steri, è arrivata la nomina a Direttore ad interim del Servizio di Laboratorio del POU di Carbonia – ASSL di Carbonia del Dottor Francesco Ronchi, già direttore del Servizio di Laboratorio POU Sanluri –ASSL Sanluri.
Di fatto una defenestrazione della precedente responsabile: la Dottoressa Cristina Garau, che, sebbene il suo incarico non fosse lontano dalla scadenza, fino a oggi era ufficialmente responsabile del servizio.
Una decisione improvvisa quanto inaspettata che lascia spazio all’immaginazione di coloro che in questa scelta vedono una reazione dei vertici dell’azienda sanitaria alle criticità recentemente emerse nell’attività del laboratorio di analisi e rispetto alla necessità (è specificato nella delibera del commissario ATS) “di evitare situazioni pregiudizievoli all’erogazione delle prestazioni di natura sanitaria ed assistenziale, specialmente nell’attuale periodo storico contrassegnato dall’emergenza del Covid-19”.
Quasi un’ammissione di responsabilità sui problemi registratisi negli ultimi periodi nella struttura sanitaria e la volontà di porre rimedio a questa situazione con la nomina di un nuovo responsabile e l’introduzione di un approccio differente verso l’emergenza sanitaria in corso anche nel territorio del Sulcis Iglesiente.
L’auspicio ora è che la situazione si normalizzi e alle continue polemiche facciano seguito solo buone pratiche sanitarie in grado di rispondere alla crescente domanda di assistenza territoriale e ovviamente ai bisogni dei cittadini.
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