“Il poker è una parabola di vita. Tutto quello che succede intorno al tavolo ti permette di scoprire una persona: l’abilità a mentire, l’intelligenza, il rapporto con i soldi, i limiti caratteriali dell’uomo.”
Se potesse trovare una definizione per il gioco del poker, Riccardo Tosi, direttore di gara internazionale riconosciuto dalla TDA, direbbe: “il poker è antropologia, psicologia, sociologia, matematica”.
Chiaramente ognuna di queste considerazioni deve essere espansa e scoperta nei sensi più profondi dei termini.
Vuoi sapere come ha fatto un giovane, nato e cresciuto nella provincia più povera d’Italia, a diventare una personalità affermata e ricercata dalle più importanti organizzazioni mondiali di poker? Scoprilo in questa intervista!
“Il mio primo ricordo del poker appartiene ad un Natale: avevo 8 anni, vidi i grandi giocare a quel gioco che mi appariva così strano… …strano, ma affascinante al tempo stesso! Con la classica curiosità di un bambino, chiesi timidamente di imparare le regole per poter prendere parte anche io a quello strano passatempo. Quel Natale, in casa dei miei, c’era la famiglia Taccori: fu proprio signor Vincenzo, noto assicuratore di Carbonia, ad insegnarmi le regole del gioco: mi permise quindi di partecipare al ‘tavolo’, utilizzando noccioline e caramelle al posto dei soldi veri. Da lì in avanti la passione non si è mai spenta e la mia avventura nel mondo del poker è tutt’oggi un crescendo di nuove stimolanti sfide.”
Riccardo, ma come inizia veramente il tuo percorso di gioco?
Iniziai a giocare a poker con degli amici, unicamente come passatempo. Poi, man mano che si delineava la ristretta cerchia composta da quelle 2-3 persone con le quali trascorrevo gran parte dei miei pomeriggi, si accesero le prime sfide a soldi: puntavamo diecimila lire, ma era un modo per scoprire chi tra noi era più abile degli altri. Fondamentalmente fino ai 23 anni è sempre stato così.
E poi che cosa è successo?
C’è stata l’iscrizione, a Cagliari, nella facoltà di giurisprudenza. A Cagliari conobbi una realtà più grande e variegata, ma fu una partita trasmessa su SportItalia a far riaccendere la fiamma: sponsorizzava il WPT (World Poker Tour). Fino a quel momento conoscevo solo il poker all’Italiana (sarebbe più corretto chiamarlo alla Francese), ma questo Texas Hold’ Em mi incuriosiva proprio tanto. Non era più un gioco chiuso e segreto, ma un torneo comune nel quale servivano, secondo me, conoscenze molto più approfondite del poker.
Al tempo compravo un giornale di poker, si chiamava “poker sportivo”. Grazie ad un’inserzione, contattai quella che al tempo era una realtà emergente, la Italian Rounded, per giocare il mio primo torneo dal vivo. Italian Rounded posso definirla come il primo tentativo di federazione nazionale.
A distanza di tempo, ricordi quella partita?
Che tu ci creda o meno, o che i lettori ci credano o meno, ricordo OGNI SINGOLA MANO di quel torneo, compresa l’eliminazione. Una sconfitta bruciante, che mi spinse prontamente a rigiocare, dopo appena 2 giorni. Il secondo tentativo è buono, arrivo a risultato.
Avevate un punto di ritrovo dove esprimere le abilità di gioco?
Personalmente ero abituè del Vip Cafè di Via Sonnino: l’associazione si riuniva lì con 2 appuntamenti settimanali. Comunque io ero conosciuto come giocatore, nessuno pensava che sarei potuto diventare un bravo “conduttore” di gioco.
E allora come hai fatto a farti notare?
Un caso. Un giorno dimenticarono un mazzo di carte sopra un tavolo. Iniziai semplicemente a fare dei numeri di prestigio, d’altronde nel 2000 mi diplomai all’AIM (Associazione Internazionale della Magia). Mi notò l’organizzatore del torneo: rimase di stucco nel vedere la mia velocità di esecuzione. Mi disse “Riccardo, tu devi fare il dealer.”
Ci sono tanti termini nel poker che per chi non conosce lo sport possono sembrare complessi e difficilmente traducibili: a proposito, posso chiamarlo sport?
Ti rispondo dall’ultima domanda: ad oggi, stiamo aspettando un riconoscimento ufficiale da parte del CONI. Per me è chiaramente uno sport ed anzi, ci tengo davvero tanto a sottolineare che quell’immagine macabra di alcuni uomini chiusi in cantina che giocano al poker mentre fumano è quanto di più sbagliato si possa “visualizzare” nella mente delle persone. Oggi (da tanto tempo in realtà) il poker si gioca su grandi tavoli, in ambienti spaziosi ed illuminati e con decine di migliaia di iscritti. Con questo non voglio negare che purtroppo qualche ambiente di gioco “clandestino” esiste ancora, ma sicuramente chi ha l’ambizione di misurarsi con giocatori “tosti” cerca altrove. E comunque, con il boom del gioco online, non ha davvero alcun senso cercare di creare le cosiddette “bische”.
Tornando alla terminologia, per quanto l’origine ed il nome dello sport siano ancora oggetto di discussione e ricerca, il gioco si svolge in lingua Inglese. Nello specifico poi, il dealer è due cose: una figura professionale che si occupa dello svolgimento del gioco più una figura professionale che si occupa della distribuzione delle carte. Il “botton dealer” non va confuso o pensato come ad un’estensione perchè significa tutt’altro: nei poker posizionali, un bottone indica chi è di turno per fare le carte (anche se fisicamente non le farà) e stabilisce quindi chi sarà il primo a giocare. Nei poker aposizionali non esiste invece una posizione, comanda la carta scoperta.
Wow. Parli di poker al plurale. Per quale motivo???
Sono molto contento di questa domanda perchè introduce degli aspetti che solitamente sono noti solo agli “addetti ai lavori”. Cercherò di rendere la comprensione il più facile possibile per i lettori: il poker non è UN GIOCO, bensì UNA FAMIGLIA DI GIOCHI accomunati da meccanismi fondamentali che rimangono tali in tutte le varianti ma con il cambio di alcune dinamiche di gioco. Possiamo dividere il poker in 3 rami: il primo è quello dei DRAW-POKER, nel quale è prevista la dotazione di carte personali ed il cambio di alcune di esse. Se volessi descrivertelo con un film, ti direi La Stangata, con Paul Newman perfetto interprete della scena. Il secondo ramo è quello degli STUD-POKER, insomma la classica Teresina (o Telesina): si gioca con carte personali ma non è previsto alcun cambio ed inoltre certe carte sul tavolo sono scoperte. Il terzo ramo è quello degli Hold’ Em (o community cards), dove troviamo il famosissimo Texas Hold’ Em ed il sempre più crescente Omaha: esistono carte personali coperte, ma le altre sono in mezzo al tavolo a disposizione di tutti. La particolarità di questo ultimo ramo è che servono meno carte, quindi possono giocare più persone.
Possiamo spiegare un po’ di terminologia ai nostri lettori?
Ben volentieri. Prima di tutto ci tengo a smontare un falso mito che riguarda un punteggio del gioco, e cioè che il punto composto da 4 carte dello stesso valore non si chiama POKER, bensì quatris. Chi lo chiama poker, in ogni caso non sbaglia perchè la dichiarazione verbale del punteggio non conta: CARDS SPEAK è la regola.
La modalità CASH GAME significa che si gioca con soldi reali, rappresentati dalle fiches. In modalità TORNEO invece non esistono soldi, ma un ammontare di punti (che poi porterà al proseguimento e ad eventuale vincita in denaro). Fiches o chips rappresentano la stessa cosa, un gettone.
Esistono 5 azioni possibili in un torneo, decretate sempre dall’azione svolta dal giocatore che precede il turno: BET, RAISE, CALL (azioni con chips), FOLD e CHECK (azioni senza chips). La mano dell’Hold’ Em è composta da 4 giri di puntata: pre-flop (bui), flop (si girano 3 carte comuni sul tavolo), turn (si gira la quarta carta sul tavolo), river (si gira la quinta ed ultima carta sul tavolo). Il flop rappresenta la calata: è la situazione nella quale abbiamo le 2 carte in mano e 3 in terra. Il turn rappresenta la svolta: chi ha coscienza matematica capisce che a questo punto il gioco è fatto ed è infatti possibile fare qualsiasi previsione. Il bloody river, abbreviato river, rappresenta il “fiume di sangue”, ovvero l’azione del girare la quinta ed ultima carta sul tavolo.
Con il termine BET si indica la puntata; con CHECK il passare (se il giocatore precedente NON ha puntato); con CALL il vedere, quindi o si punta almeno quanto fatto dal giocatore precedente, o si esce dalla mano; con RAISE si rilancia, quindi si scommette una somma maggiore rispetto al minimo richiesto per rimanere in partita; con FOLD si rinuncia al piatto, perdendo la puntata… si abbandona in pratica. C’è una particolare condizione, chiamata SHOWDOWN, che si verifica quando al river tutti hanno accettato la stessa puntata: in questo caso, si mettono giù le carte e si conta il punteggio più alto per stabilire chi ha vinto. Il termine EDGE invece rappresenta l’abilità di un giocatore.
Torniamo al tuo percorso. Siamo arrivati al primo approccio con la figura del dealer.
Iniziai a fare il dealer, costruendo una buona reputazione della mia figura nell’isola. Nel 2009, a Cagliari, diamo vita ad un club: dico diamo perchè ti farò un nome molto potente, Filippo Candio. Filippo, nel 2010 fu finalista del mondiale di poker nel quale vinse 3 milioni di dollari, portando così l’immagine del poker sardo a livelli veramente alti.
Nel periodo di gestione dello Scantinuts in via Ogliastra a Cagliari, l’amicizia con Giovanni Pomes (proprietario della più grande sala da gioco in Lombardia), mi permette di fare esperienze inter-regionali e di ottenere in pochi mesi TUTTI i certificati conseguibili in Italia, fino al raggiungimento del titolo di Direttore di gara. Continuo così l’evoluzione in Sardegna, trovandomi a gestire il Black Diamond ed il Planet Games, quest’ultimo ancora esistente. Ad un certo punto, mi rendo conto però che la Sardegna non ha altro da offrirmi in materia, e quindi incomincio a fare una vera e propria vita da vagabondo. Puglia, Toscana, Friuli, Lombardia… ho girato tantissime regioni e sale gioco: ti faccio due nomi su tutti, il Prestige Poker a Prato e Imperium Room a Milano, cioè i fiori all’occhiello del gioco in Italia. Giunto a quel punto sono estremamente soddisfatto, tuttavia mi mancano da affrontare le esperienze nei casinò e soprattutto all’estero. Incredibilmente ho la possibilità di cogliere due piccioni con una fava quando vengo chiamato a svolgere il ruolo di poker manager nel casinò di Zagabria, in Croazia. Quell’esperienza è stata eccezionale: mi ha permesso di perfezionare l’inglese, imparare il serbo-croato, capire la differenza tra il lavoro professionale in casinò rispetto a quello più “amichevole” dei club. Serietà e professionalità mi permisero di prevalere rispetto ad altri, conquistando la chiamata in Marocco da parte di alcuni manager che mi avevano notato a Zagabria. Al termine dell’avventura in nord-Africa, faccio rientro in Italia per lavorare con EuroRounders, ad oggi la più grande organizzazione in termini di creazione di eventi in Europa: con loro faccio tour nei casinò, dove mi dedico prevalentemente alle consulenze. Perdo quindi il fascino del live game in favore dello sviluppo della parte progettuale/manageriale, dove sentivo di essere un pò carente. Le esperienze più belle sotto il profilo lavorativo rimangono quelle in Slovenia, San Marino e Repubblica Ceca.
A quel punto, la mancanza dei tavoli da gioco e del mare si fa insistente, tanto da finire a Malta: nell’estate 2019 lavoro per la poker room del Casinò Portomaso. Vengo contattato subito dopo dal circuito 888 per dirigere le tappe del tour 2019 in Spagna: mi ritrovo prontamente a girare la nazione tra Alicante, Madrid e Barcellona. Finito il tour, mi sposto in Macedonia, per preparare il 2020 che purtroppo, causa Covid-19, ha visto il blocco di tutti gli eventi. E molto sinceramente non sò se il poker potrà tornare ad essere quello di prima: mi spiego meglio, la distanza di sicurezza si potrebbe anche rispettare riducendo i giocatori, ma il tocco delle carte è inevitabile e penso che giocare con i guanti non sia affatto possibile.
Dalla Sardegna all’Europa il passo per te è stato molto breve: cosa ti ha permesso di essere così apprezzato?
Credo la conoscenza del poker a 360 gradi, essendo passato per tutte le figure immaginabili.
È una professione appagante?
Molto, ma le spese connesse sono altrettanto alte. Alla fine non riesci a conservare più di tanto perchè devi necessariamente pagare alcune figure che facciano le cose per te, a causa della mancanza di tempo. Non hai tempo di fare la lavatrice, stendere, stirare, quindi pagherai una lavanderia. Non hai tempo di fare la spesa e cucinare, quindi mangerai in ristorante. Sono forse due esempi banali, ma credimi che è realmente così. Fuori dal contesto, nei casinò lo stipendio non è molto più alto rispetto a quello di un classico impiegato in Italia. Una cosa che mi duole è che ad oggi non si siano pronunciati sui tornei di poker, quindi non siamo regolamentati e le nostre assunzioni sono sempre border-line.
Ci sono altri nomi di giocatori Sardi noti agli addetti ai lavori, in giro per il mondo?
Assolutamente sì. Il già citato Filippo Candia, Andrea Borea (voce dei commenti per PokerStars, nonchè giornalista per il gioco del Poker), Davide Nughes (noto soprattutto per le opere di beneficienza nella sua città, Olbia), Samuel Corda, spesso finalista nei tornei Nazionali più prestigiosi ed Alessandro Lusso, che ha racimolato quasi 400mila euro giocando in giro per l’Europa.
Mi è capitato spesso di sentire allusioni sul poker e sulla possibilità di arricchirsi con esso. Che aspettative potrebbe avere un giovane, nel 2020, per lavorare con il poker?
Vista la contrazione del mercato, molto poche. Ti racconto un breve aneddoto, chiamando in causa l’effetto Moneymaker. Devi sapere che Moneymaker, vero cognome, vinse la possibilità di partecipare ad un grande torneo satellite con una puntata di soli 39dollari. L’iscrizione all’evento successivo ne costava già 10mila, quindi sicuramente un bel premio. Beh, alla fine si è portato via 2,5 milioni di dollari. Su quest’onda, per circa un decennio, si è visto il boom del poker online. La realtà è che solo il 3% degli utenti è in vincita (fonte PokerStars). Questo non significa che gli altri siano in costante perdita perchè potrebbe esserci un riciclo, ma sicuramente le possibilità di vincere tanto spendendo poco sono pressochè remote. Di contro, in quel decennio abbiamo assistito ad una formazione intensa di tante persone: personalmente ritengo che lo studio, a qualsiasi grado e livello, vada sempre molto bene.
Tornando al lavoro nel mondo del poker, ti dico che molti miei colleghi hanno abbandonato: oggi le figure richieste prevedono profili altamente professionali, seppur sottopagati. Consiglierei però di fare dei corsi professionali come croupier: l’accesso al mondo del lavoro è garantito.
Quindi mi stai dicendo che sei il migliore?
Assolutamente no, ho le mie guide che sfrutto per consigli generici o interpretazioni del regolamento. La differenza è che mi chiamano perchè sono poliedrico. Sicuramente ci sarà una figura più preparata nel marketing, più preparata nella gestione, più preparata nell’organizzazione… magari però hanno carenze su altri aspetti: un altro fattore che credo sia abbastanza determinante nella scelta è che bene o male conosco comunque 3 lingue straniere e come ti dicevo prima ho toccato con mano tutte le figure del gioco. Ci tengo a sottolineare che anche mio fratello Roberto è un poker dealer all’Hippodrome di Londra. Si vede che il poker era legato alle nostre vite.
Quest’ultima frase mi porta inevitabilmente a farti un’altra domanda: ma se quella notte non avessero trasmesso la partita su SportItalia, oggi cosa faresti?
Secondo me lavorerei sempre nel mondo del poker, è un amore viscerale. Diversamente, avrei continuato gli studi di giurisprudenza ed oggi avresti intervistato un avvocato-giocatore di poker.
Puoi parlarmi dei riconoscimenti che hai ottenuto in questo tuo primo scorcio di vita?
Riconoscimenti di gioco: Tavolo finale Mini IPT Nova Gorica, Slovenia; vincitore del Side Event Knockout, Tana Delle Tigri, Repubblica Ceca; titolo ISOP ed altri due piazzamenti Omaha; vice-campione Italiano Omaha high/low; campione Italiano Scoop in specialità 8 games.
Riconoscimenti lavorativi: direttore di gara internazionale, dealer ed istruttore dealer, poker manager, Presidente della ProfTosi Events (associazione sarda che detiene tutti i record del settore nella nostra regione). Una cosa che ti voglio aggiungere, più per curiosità che per vanità, è che ho stilato il regolamento del gioco della briscola per la Repubblica di San Marino.
Ultima domanda, poi ti lascio (siamo qui da due ore e mezza…): cosa rappresenta per te il gioco del poker?
La più alta forma di democrazia. Davvero, è l’unico sport nel quale non contano soldi, fama, abbigliamento… allo stesso tavolo puoi trovare ricco e povero, operaio ed avvocato, disoccupato o direttore di banca. La differenza è dettata unicamente dal peso reale nell’economia gestionale dei soldi: 100€ possono essere tanti o pochi a seconda della possibilità economica. Se però penso che il 90% del gioco è conseguenza diretta delle tue abilità e solo il 10% è affidamento alla fortuna, credo che non esistano molte competizioni dove in solitaria si possa ambire a vincere tanto. Perchè alla fine il giocatore di poker vuole quello: vincere.
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