PESCARA – Un percorso lungo una vita, cinquantatré anni di arte raccolti in una personale che non è semplicemente un’antologica, ma un viaggio nell’evoluzione, costante e continua, di una visione. “Sovralunare o celeste 1971-2024” è la mostra di Vito Bucciarelli che, sabato prossimo 26 ottobre, sarà inaugurata nelle sale del Museo delle Genti d’Abruzzo, in via delle Caserme a Pescara.
Curata da Mariano Cipollini, rappresenta una vera e propria scoperta del vissuto interiore dell’artista, della sua potenza espressiva, della capacità di lavorare all’interno di una sintesi spazio-tempo sempre protesa verso il futuro. Una formazione artistica maturata negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, negli ambiti più interessanti della ricerca artistica, una intensa capacità di rielaborazione personale sono parte fondante di una produzione caratterizzata da un gesto artistico sempre riconoscibile e identificabile nella sua pienezza.
Le opere esposte nella personale pescarese, che rimarrà aperta fino all’8 dicembre. riaffermano un legame con una temperie artistica per certi versi irripetibile, come quella vissuta in Abruzzo dall’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, con le visioni creative di un presente che ha già assorbito le venature del futuro. Vito Bucciarelli è espressione autentica della necessità dell’arte, intesa nel senso più ampio, culturale e sociale.
“Artista tanto concreto quanto visionario e profetico – scrive nelle note critiche Mariano Cipollini – L’intero suo lavoro è un elogio alla follia creativa fondata sull’ignoto e i suoi misteri. Uno spingersi oltre che non conosce confini se non quelli dettati da una visione cosmica degli spazi atta a rendere possibile l’accoglienza di evoluti passaggi esistenziali”. La personale è un’opportunità per immergersi in una dimensione alta e altra “La propulsione che imprime al suo alter ego, nel promuoversi oltre il sondabile, incide profondamente sulla nostra dimensione mentale, le nostre coordinate dell’essere e la metodologia del cercare. L’elevazione che esercita attraverso il bello, che è conoscenza, ci permette di osservarci, forse solo per pochi istanti, fuori dalle orbite usuali”.
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