La commissione contenziosa del Senato ha annullato la delibera dell’ufficio di presidenza di Palazzo Madama che aveva tagliato i vitalizi degli ex senatori, utilizzando il calcolo contributivo. Ci si riferisce ai vitalizi maturati prima del 2012, visto che in quell’anno i vitalizi dei parlamentari erano stati già di fatto cancellati, introducendo il sistema contributivo.
A comunicarlo è Maurizio Paniz, ex parlamentare nonché avvocato dei senatori che avevano fatto ricorso contro la decisione dell’ufficio di presidenza della Camera Alta. Adesso si apre la partita della Camera. Montecitorio si adeguerà alla decisione della commissione contenziosa del Senato o perseguirà nel taglio? L’ufficio di presidenza della Camera dei deputati aveva in effetti “congelato” i risparmi ottenuti attraverso il provvedimento – una quarantina di milioni di euro l’anno – proprio in vista di eventuali ricorsi.
Palazzo Madama dovrà anche restituire quanto tagliato dall’ottobre 2018 – quando il provvedimento fu approvato su forte spinta del Movimento 5 Stelle – a oggi. Il voto è arrivato alla Commissione Contenziosa del Senato: su cinque componenti, tre hanno votato a favore – sarebbero il presidente della commissione Giacomo Caliendo, e due membri tecnici: i professori Gianni Ballarani e Giuseppe Della Torre – e due si sono detti contrari, e sono entrambi della Lega: Simone Pillon e Alessandra Riccardi, ex M5S da poco passata al gruppo di Salvini.
“É stato ripristinato lo Stato di diritto. La delibera, spiega l’ex parlamentare Maurizio Paniz che rappresenta 300 ex senatori e 700 ex deputati, è stata annullata perché ritenuta ingiustificata a fronte della giurisprudenza consolidata della Corte Costituzionale e del diritto dell’Unione Europea, in base alla quale di fronte ad una situazione consolidata gli interventi di riduzione degli importi devono rispondere a cinque requisiti, nessuno dei quali era stato rispettato dalla delibera. In primo luogo non deve essere retroattivo, mentre questo taglio lo era; in secondo luogo non deve avere effetti perenni, come invece li aveva la delibera; in terzo luogo non deve riguardare una sola categoria ma deve essere ‘erga omnes’, mentre qui si colpivano solo gli ex parlamentari; in quarto luogo deve essere ragionevole, mentre questo taglio raggiungeva l’86% degli importi; infine deve indicare dove vanno a finire i risparmi che non possono finire nel grande calderone del risparmio, e anche su questo punto la delibera era carente.”
E quindi adesso? Lo stesso Paniz lo spiega: “gli effetti sono almeno tre: il Senato può impugnare l’annullamento all’organismo di secondo grado, che in questo caso è il Consiglio di giurisdizione dello stesso Senato. Vanno risarciti gli arretrati e la Camera potrebbe subire gli effetti di questa decisione”.
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