Un’importante occasione di confronto tra esperti e professionisti sanitari per fare il punto sullo stato dell’arte delle cure palliative in Sardegna e in Italia. Si è concluso nella mattinata di oggi il convegno “Le Cure palliative” organizzato dalla Asl Ogliastra e tenutosi nell’auditorium della Caritas di Tortolì.
A fare gli onori di casa per l’azienda socio-sanitaria ogliastrina c’erano il direttore sanitario Francesco Logias, e i responsabili scientifici del convegno, la direttrice dei Servizi socio-sanitari Lorena Paola Urrai e il dottor Salvatore Sinatra, direttore della struttura complessa di Cure palliative della Asl.
La due giorni di lavori ha visto la partecipazione di alcuni tra i più importanti esperti della disciplina del panorama nazionale, come Gino Gobber, presidente della società italiana Cure palliative e Sebastiano Mercadante, direttore del centro riferimento delle cure palliative della regione Sicilia e del dipartimento oncologico della clinica La Maddalena di Palermo (considerato uno tra i più influenti palliativisti italiani).
Davanti ad un’attenta platea composta soprattutto da professionisti sanitari, le relazioni degli esperti sono servite per scattare una fotografia precisa sulla situazione italiana e sarda relativa alle “terapie della dignità”, come sono state definite durante i lavori.
«Sono stati due giorni che ci hanno dato l’opportunità di parlare di cure palliative a domicilio, sia livello locale che a livello nazionale – ha spiegato Salvatore Sinatra – quest’anno siamo riusciti a dare spazio anche ad una sessione relativa agli aspetti psicologici».
E proprio la parte relativa alla psicologia palliativa ha aperto i lavori nella giornata di mercoledì 5 giugno, con gli interventi di Angela Quaquero, presidente dell’ordine delle psicologhe e degli psicologi della Regione Sardegna, ed Emanuela Bilancetta, psicologa hospice-Adi dell’Asl di Oristano. «Quando entriamo nel campo delle cure palliative bisogna ragionare in termini di “salute residuale” – ha spiegato Quaquero – queste terapie vanno intese come una protezione dal dolore, anche da quello psichico. Supportare i pazienti di questo tipo comporta una responsabilità molto forte – ha evidenziato – la psicologia ha la funzione di dare un senso al fine vita, dobbiamo cercare di renderlo accessibile emotivamente. Quel “residuo di salute” va quindi utilizzato e indirizzato su qualcosa di positivo, come, ad esempio, riconciliarsi con persone con cui si era interrotto un rapporto in maniera traumatica». Ma è solo il paziente ad avere bisogno delle cure palliative? «La persona viene presa in carico insieme alla propria famiglia – ha sottolineato Emanuela Bilancetta – nello specifico lo psicologo offre sostegno psicologico, incoraggiando la condivisione delle emozioni – conclude – aiuta a dare un senso a ciò che accade e supporta i familiari nell’elaborazione del lutto».
Durante la due giorni sono stati tanti i temi toccati dai relatori:
dalle esperienze sul campo in Sardegna, al recente piano di potenziamento della rete di cure palliative della Regione, passando per alcuni focus sulla gestione del dolore. I lavori si sono chiusi con gli interventi di Denise Vacca, oncologa palliativista della Asl Sulcis e di Maria Cristina Deidda, oncologa e palliativista dell’ ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari, che hanno presentato in maniera efficace e coinvolgente le loro esperienze di lavoro e il loro approccio all’applicazione di questi speciali trattamenti.
Fonte: comunicato stampa
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