È morta la scrittrice nuorese Maria Giacobbe. Era nata a Nuoro nel 1928. Figlia dell’ingegner Dino Giacobbe (nato nel 1896 e scomparso nel 1975), sardista e antifascista, è stato uno dei fondatori del Partito Sardo d’Azione. Nel 1937 era evaso dalla Sardegna per andare a combattere a fianco dei repubblicani in Spagna per quelle libertà civili che il fascismo aveva tolto all’Italia e che insieme alla Germania nazista stava per togliere al popolo iberico.
A seguito della sconfitta dell’esercito popolare nella battaglia sull’Ebro (1938), si era rifugiato in Francia, Belgio poi dal 1939 negli Usa fino alla fine della guerra di liberazione (1945) quando dopo otto anni di lontananza poté ricongiungersi con la sua famiglia.
La madre Graziella Sechi, (nata nel 1901 e scomparsa nel 1973) insegnante elementare, anche lei perseguitata dal regime fascista per aver condiviso le idee del marito, fu espulsa dall’insegnamento e tradotta in carcere per non aver voluto rinnegare la sua fede politica.
Maria dal 1959 viveva a Copenaghen, nel 1962 ha preso la cittadinanza danese, sposata al regista e scrittore Huffe Harder, puntuale ogni estate ritornava nella sua isola. Proprio in Sardegna, nel 2019 la scrittrice fu colpita da un grave lutto: il figlio Andreas morì annegato in mare a Orosei all’età di 55 anni.
Ha pubblicato oltre dieci libri, fra cui romanzi, raccolte di racconti e cinque antologie di poesie.
Le sue opere sono sempre state rivolte alla difesa dell’identità sarda, il suo impegno civile l’aveva portata a combattere sempre a fianco del suo popolo in tutte le battaglie per l’autonomia e la rinascita dell’isola.
Con il libro più conosciuto “Diario di una maestrina”, nel 1957 vinse il Premio Viareggio opera prima. La scrittrice racconta i primi anni d’insegnamento d’una ragazza di buona famiglia, la crescita democratica d’una giovane provinciale vissuta in un’epoca trionfalistica, sfociata nella seconda guerra mondiale. L’entusiasmo per l’insegnamento, frenato dalle tristi condizioni ambientali, la forza d’una donna per vincere timidezza, pregiudizi e situazioni vecchie di secoli. La lotta d’una donna intellettuale, con una non comune capacità d’immedesimarsi nel proprio tempo. Quando nel 1956-57 lavorava al “Diario di una maestrina”, la Sardegna non aveva smesso di sperare nel Piano di Rinascita, che approvato con una legge del 1948 era ancora agli studi per i suoi particolari. Era una Sardegna povera, quella che avevo descritto, ma una Sardegna che forse stava per svegliarsi e rialzarsi. Molti erano i disoccupati, gli analfabeti e i bambini che morivano durante la prima infanzia, e fra quelli che sopravvivevano molti erano denutriti. Molti erano quelli che evadevano all’obbligo scolastico e finivano per trovarsi in conflitto con le leggi dello Stato. Moltissimi quelli che per procurarsi un lavoro, che la Costituzione dice essere “un diritto e un dovere per tutti i cittadini” della Repubblica, dovevano lasciare la loro terra, che pure era già una delle meno densamente popolate d’Europa.
Altre opere di Maria furono: Piccole cronache (1961), Le radici (1977): tre opere di narrativa definite «autobiografie a ritroso», perché attraverso i ricordi dànno un quadro della vita, del mondo della scrittrice. Ancora: Il mare (1970), Grazia Deledda. Introduzione alla Deledda (1974), I ragazzi del veliero (1992), Gli arcipelaghi (1995, diventato film con lo stesso titolo nel 2000, regista Giovanni Columbu), Maschere e angeli nudi: ritratto d’infanzia (1999), Pòju Luàdu (2005), Chiamalo pure amore (2008). Nella sua produzione non mancano saggi e antologie poetiche, anche in lingua danese.
La Giacobbe ha collaborato con vari giornali, riviste, periodici italiani e stranieri ottenendo importanti premi (Premio Iglesias di giornalismo per la sua collaborazione a L’Unione Sarda nel 1985). Numerosi i riconoscimenti in Italia e Danimarca per aver contribuito alla conoscenza della cultura fra i due paesi. Nel 1967 il Presidente della repubblica Giuseppe Saragat le ha conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine della Solidarietà Nazionale. Dal 2008 era presidente del Comitato degli scrittori danesi per la difesa della libertà di espressione e membro fondatore del Comitato per la coesistenza israelo-palestinese.
Di Massimiliano Perlato
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