Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci dal 2015, annuncia il futuro aziendale. E lo fa tramite l’account Instagram della fashion house.
Appunti di pagine di un diario che durante questi giorni di lockdown lo hanno portato a riflettere sul mondo del fashion e dei suoi riti. “Abbandonerò il rito stanco della stagionalità e degli show per riappropriarmi di una nuova scansione del tempo, più aderente al mio bisogno espressivo. Ci incontreremo solo due volte l’anno per condividere i capitoli di una nuova storia. Capitoli irregolari, impertinenti e profondamente liberi. Saranno scritti mescolando regole e generi”.
Il marchio di Kering seguirà quindi i suoi tempi, due sole presentazioni l’anno, che come si intuisce dal post saranno fuori dagli schemi, “impertinenti e profondamente liberi”. Di mira anche le stagioni della moda cruise, pre-fall, spring-summer e fall-winter, definite dallo stilista come sigle che hanno colonizzato il nostro mondo, privandole di ogni significato concreto. E il post ha ricevuto anche il plauso di Marc Jacobs.
È necessario un ritorno alla dimensione più autentica della moda, come ricordato anche da un altro grande creativo italiano: Giorgio Armani. A lanciare l’allarme in Italia era stato qualche settimana fa proprio lo stilista, che con la sua lettera aperta al sito WWD aveva denunciato da un lato il problema della sovrapproduzione di capi e dall’altro aveva invitato ad un rallentamento della macchina della moda in modo da rivalutare e valorizzare la filiera.
Nel frattempo, altri nomi chiave dell’industria come Erdem, Dries Van Noten, Joseph Altuzarra e Proenza Schouler hanno firmato una lettera aperta in cui chiedono al sistema radicali cambiamenti tra cui lo spostamento della stagione autunno-inverno tra i mesi di agosto e gennaio e quella primavera-estate tra febbraio e luglio per mantenere un flusso più equilibrato delle consegne attenuando la frenesia imposta dalle esigenze di mercato, il ripensamento delle sfilate di moda e l’invito a utilizzare di più gli showroom digitali per indurre gli addetti ai lavori a limitare gli sprechi di tessuti.
Una moda più vicina ai consumatori, insomma, all’ambiente e alle nuove esigenze che lo scenario post Covid sta già iniziando a delineare, come confermano anche altre due autorità del settore, il Council of Fashion Designers of America e il British Fashion Council, che in un recente comunicato hanno offerto una serie di consigli per favorire la ripresa della moda dopo il lockdown e raccomandazioni su come generare un sistema sostenibile.
L’azienda Gucci vanta un fatturato vicino ai 10 miliardi di Euro.
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