Silvio Berlusconi è morto all’ospedale San Raffaele di Milano. Il leader di Forza Italia e fondatore di Mediaset, due volte Presidente del Consiglio italiano aveva 86 anni. Da poco tempo era uscito dopo un lungo ricovero, 45 giorni, a causa di una polmonite e di una forma di leucemia, pronto a scendere in campo di nuovo per impegni politici, sembrava essersi rimesso in corsa come aveva sempre fatto dopo ogni stop.
Berlusconi, per tutti il Cavaliere, ha attraversato l’Italia, volente o nolente, sul piano politico, economico, imprenditoriale e sportivo. Negli ultimi anni, con l’età avanzata e i numerosi problemi fisici accusati, non aveva comunque perso lo smalto dei tempi migliori, continuando a dettare linee politiche al suo partito, alla coalizione di cui faceva parte, seppur con esiti diversi rispetto al 1994, anno della sua prima discesa sul panorama politico italiano.
Un uomo che ha portato con se grandi contraddizioni, è stato accusato a più riprese di diversi crimini, ha affrontato più di venti processi a suo carico: l’antiberlusconismo è diventato un movimento, molto più di un partito. Tante le ombre che si celano dietro l’uomo, il Caimano come lo definiva Nanni Moretti nell’omonimo film, tante sono le pendenze ancora non chiarite.
Questa mattina i figli Marina, PierSilvio e gli altri sono arrivati al San Raffaele dopo essere stati chiamati urgentemente e, alle 9:30, i medici hanno dichiarato il decesso con un comunicato. Era ricoverato da venerdì 9 giugno per “accertamenti programmati” legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da tempo.
“Partecipo al profondo cordoglio per la scomparsa di Silvio Berlusconi. Lo ricordo come un leader politico che, nel suo lungo e intenso impegno pubblico, ha esercitato una grande influenza nella vita del nostro paese, incidendo non solo sulle Istituzioni, ma anche nella vita di tutti i cittadini”, ha detto l’ex Premier Romano Prodi ai microfoni di Rai News.
Ha aggiunto poi: “Nel nostro lungo confronto politico – aggiunge – abbiamo rappresentato mondi diversi e contrapposti, ma la nostra rivalità non è mai trascesa in sentimenti di inimicizia sul piano personale, mantenendo il confronto in un ambito di reciproco rispetto. Ho apprezzato il suo sostegno alla causa europeista, soprattutto perché confermato e ribadito in un periodo in cui il nostro comune destino europeo era messo duramente e imprudentemente sotto accusa.”
Anche la stampa estera si affretta a dare risalto alla notizia della morte di Berlusconi, senza risparmiare critiche. «Un controverso magnate dei media», così viene definito dalla CNN, che ripercorre la carriera ponendo l’accento sul piano politico; nel Regno Unito la stampa entra a gamba tesa;. «Un politico appesantito dagli scandali, a partire dalle sue famigerate feste “bunga bunga, mentre l’Italia si avvicinava a una crisi del debito in stile Grecia» (Berlusconi stepped down as prime minister for the last time in 2011, weighed down by sleaze and scandal, including his notorious “bunga bunga” parties, as Italy came close to a Greek-style debt crisis, Reuters).
Ancora più esplicito è stato The Sun, che nella lunga analisi ha definito il cavaliere come «il primo ministro Playboy».
Ma chi era Berlusconi, in realtà? Imprenditore di successo, con il pallino dell’edilizia residenziale, poi tycoon televisivo, infine politico di successo, con la fondazione di Forza Italia che sarà a lungo il primo partito italiano e gli consentirà di diventare presidente del Consiglio per una lunga stagione. Presidente del Milan, con il quale ha ottenuto numerosi successi in Italia e all’estero che, alla sua maniera, non ha mai smesso di sbandierare ad ogni occasione.
La figura dell’ex premier resta impressa anche per la sua uscite “senza filtri” durante riunioni ufficiali tra i grandi leaders della terra, o trasmissioni televisive e interviste: il 18 aprile 2002, durante una conferenza stampa in occasione di una visita ufficiale a Sofia, l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, decreto l’allontanamento dalla tv di Stato di Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi, diventato famo so come “editto bulgaro”.
O ancora quando il 22 aprile 2010 quando, all’Auditorium della Conciliazione a Roma, si consumò lo strappo tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, una lite in diretta Tv ormai rimasta impressa nella memoria di tant, conclusa con quella frase di Fini “Che fai, mi cacci?”.
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