“Dopo oltre 7 anni nell’isola, avendo diretto il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per oltre due mandati consecutivi, Maurizio Veneziano ha avuto l’incarico al vertice del PRAP di Lazio-Abruzzo-Molise e la reggenza per la Sardegna. Nel congratularci per il prestigioso ruolo che lo vedrà impegnato su una vasta area territoriale del Centro-Italia con 25 Istituti Penitenziari, non possiamo esimerci dal sottolineare che il PRAP dell’isola non può avere un Provveditore a scavalco”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” sottolineando che “tra le pur riconosciute doti e competenze del dott. Veneziano non è possibile annoverare l’ubiquità. Il problema vero è che il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sembrano considerare la Sardegna una colonia di Stato”.
“La precarietà del vertice al PRAP isolano – ricorda Caligaris – si aggiunge alla carenza di Direttori (che continuano a essere tre titolari con doppi e tripli incarichi e due a loro volta in prestito “a tempo determinato”), di Comandanti (il più significativo a Sassari-Bancali dove c’è anche il Padiglione del 41bis) nonché degli Agenti, dei Funzionari e degli impiegati amministrativi, per non parlare dei Medici. Non può quindi meravigliare se le condizioni di lavoro degli operatori e la qualità dell’intero comparto appaiano trascurate e sembra sempre più manifestarsi un forte disagio dei detenuti e dei loro familiari. Sono disattese infine anche le richieste formulate dalla Commissione Giustizia della Camera”.
“Non si può neppure sottacere che – afferma ancora l’esponente di SDR – gli Istituti Penitenziari isolani soffrono per la presenza di persone con gravi patologie e manifestano numeri eccedenti la capienza regolamentare. Su 2065 persone private della libertà (43 donne e 483 stranieri) 571 sono nella Casa Circondariale di Cagliari per 561 posti e 181 si trovano a Tempio Pausania con 170 posti. Si è ulteriormente ridotto rispetto al mese scorso il numero di detenuti nelle Colonie Penali (sono 285 erano 292) rendendo sempre meno efficiente una realtà che consentirebbe a chi deve pagare un debito alla società possa farlo in modo proficuo e dignitoso: con il lavoro”.
“Appare paradossale che una Regione Autonoma a Statuto Speciale pur mettendo a disposizione dello Stato 6mila ettari di terreni per favorire con il lavoro in campagna il reintegro sociale dei detenuti non abbia alcuna voce in capitolo sulla gestione delle carceri e non possa rivendicare neppure il principio della territorialità della pena. Forse è davvero arrivato il momento – conclude Caligaris – di far sentire la voce della Sardegna nella conferenza Stato-Regioni e reclamare pari dignità con le altre autonomie locali”.
Fonte: comunicato stampa
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